Quella cosa non doveva succedere, però era successa e bisognava tenerne conto. Lui continuava a chiedersi se era stata colpa sua. Si rispondeva che in parte era così ma in massima parte si era ritrovato impotente. Poi era arrivato il lockdown e gli legò del tutto le mani. Ora si chiedeva se quel viaggio a settembre lo avrebbe dovuto fare. Si rispondeva che si: avrebbe dovuto farlo, ma qualcuno glielo aveva impedito e un complice misterioso aveva fatto la sua parte. Era successo già molti anni prima. Faceva una vita che gli piaceva e riuscì a perderla perché qualcuno gli aveva messo in testa che la sua vita finiva lì, e il complice lo spingeva ad agire di conseguenza. Qualcuno gli diceva che non valeva niente e lui gli credeva, mentre il complice gli metteva sotto gli occhi tutti i suoi limiti buttandolo in depressione. Poi ebbe accanto un bambino di quindici anni che lo chiamava nonno. Lui gli mostrò che quel qualcuno responsabile dei suoi fallimenti era lui stesso e il complice era quello spirito fatalista e vile che gli era entrato nel cuore.
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