Primitivo e mercati, Moscogiuri: “non siamo pronti per imporre l’imbottigliamento in zona

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Vittorio Moscogiuri

Vittorio Moscogiuri è il direttore della storica cantina “Produttori Vini” di Manduria ed è uno tra i massimi esperti del mercato dei vini in generale e del Primitivo di Manduria nel particolare. Chiediamo a i lui cosa ne pensa della proposta avanzata dal Consiglio d’amministrazione del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria di introdurre la Docg.

«Se ne parla da almeno 7 anni, ero consigliere d'amministrazione del Consorzio quando con l’allora presidente Di Maggio ci fu la prima stesura del nuovo disciplinare Docg poi ritirato dall’assemblea. Quello presentato dall’attuale Cda è sulla falsa riga di quello precedente e io non posso che essere d'accordo sui suoi contenuti e sulla nuova Docg».

Non tutti i viticultori però sono favorevoli ad introdurre la Docg unica.

«Ho seguito il dibattito. Certo, si possono sempre accogliere le varianti, però bisogna convincersi che sono passati 50 anni dalla prima Doc ed è ora di diventare maggiorenni».

E sull’imbottigliamento fuori dall’aerale della futura Docg, anche su questo lei è favorevole?

«Attenzione su questo punto, abbiamo necessità dell'imbottigliamento fuori dall'areale perché almeno il 50% del nostro vino viene ancora imbottigliato fuori. Nella scorsa annata è bastato che qualcuno non imbottigliasse più fuori area perchè la crisi si accentuasse. La maggior parte delle nostre realtà non sono nelle condizioni di proporre e vendere il proprio vino imbottigliandolo direttamente, bisogna ammetterlo».

Intende dire che i produttori locali del Primitivo di Manduria, quelli dei 18 comuni dell’areale per intenderci, non sono in grado di lavorare e imbottigliare il vino che producono?

«Da soli no, non è sufficiente, per forza di cose bisogna farlo fare anche fuori zona. E’ una cosa impossibile fare tutto da soli e comunque anche questa è una scelta che dovrebbe essere ratificata in assemblea, dalla base sociale, dai viticoltori, dai trasformatori, dalle cantine. Anche noi ci abbiamo pensato all’esclusività dell’imbottigliamento, ma poi ci siamo resi conto che non era possibile, non lo è ancora oggi, quindi è del tutto inutile riproporlo in questa fase. E’ bello pensarlo, ma non è al momento realizzabile».

C’è chi sostiene il contrario e punta invece fortemente sull’imbottigliamento nell’areale.

«Lo capisco ed è legittimo rivendicarlo, ma lo può fare il privato che possiede 10 ettari e se lo può permettere di venderlo tutto in bottiglia, ma la stessa cosa non è giusto e non è possibile per l’intera base produttiva, per l’intero territorio».

Cos’altro le piace della proposta del nuovo disciplinare?

«È molto interessante il percorso che s’intende intraprendere per dare al nostro vino una impronta identitaria passando dal “Primitivo di Manduria” al “Manduria Primitivo” per portarlo poi tra qualche anno al solo brand “Manduria”. Ormai il Primitivo lo fanno in tutto il mondo, lo hanno autorizzato anche in Sicilia, lo fanno a Matera, lo fanno nel Foggiano, ovunque insomma. Invece il “Manduria” identifica un territorio a differenza del Primitivo che purtroppo non identifica più niente. E’ un’amara realtà che bisogna accettare».

Qualcuno teme che con l’eliminazione del Primitivo Doc, così come propone il Cda del Consorzio di tutela, possa prendere piede una nuova Doc Salento Primitivo che sui mercati occuperebbe il posto dell’attuale primitivo di Manduria Doc.

«Ma c'è già una grande Igt Primitivo Salento, quindi chi vuole sfruttarle il nome può già farlo adesso. Ecco perché è importante puntare tutto sul brand Manduria, sarebbe una scelta utile anche a qualificare il territorio».

Nazareno Dinoi

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