Oggi ho il piacere di recensire un prodotto di alto spessore che ha le sue origini ben radicate in Salento ma che si rifà ai metodi di produzione delle terre del metodo classico.
Il progetto si chiama SOMM'A4 che racchiude in sé l’idea del progetto: quattro sommelier della provincia di Brindisi che hanno realizzato la spumantizzazione del Negroamaro con metodo classico, rendendo il più alto tributo a questo nobile vitigno. I 4 sommelier, miei colleghi di corso, hanno deciso di dare vita ad un’idea che aleggiava da tempo tra i banchi di studio ed ora è realtà.
Il loro primo importante prodotto, ne seguiranno altri a breve, è lo Spumante Somma 4 Brut Rosè 13% vol. un blend di Negroamaro e Chardonnay, sboccatura eseguita nel secondo semestre 2019.
I 4 sommelier vignaioli mi hanno raccontato la storia che c’è dietro alla loro “creatura” per meglio conoscere la vita di questo spumante. Dopo la vendemmia le uve vengono portate in cantina e sottoposte a pressatura soffice per poi passare ad una prima fermentazione di 20 gg in acciaio.
Dopo questo iniziale periodo seguono altri 6 mesi di riposo in acciaio. Dopo questo secondo step parte la fase più importante e paradossalmente più lunga, la rifermentazione in bottiglia secondo il metodo classico. La rifermentazione in bottiglia prevede l’affinamento e la permanenza sui lieviti per 15 mesi.
Passati questi 15 mesi si giunge ad un passo di vitale importanza per la nascita di un metodo classico la sboccatura (dégorgement in francese), attraverso questo passaggio si eliminano i residui della rifermentazione (lieviti morti) rendendo così il vino limpido e privo di elementi in sospensione, dopo il dégorgement viene aggiunta la liqueur d’éxpedition o sciroppo di dosaggio.
Ma veniamo alla consueta disamina del nostro Brut Rosé; alla vista si presenta brillante con un bel colore rosa tenue che ricorda la buccia di una cipolla, il perlage è fine, abbastanza numeroso e persistente.
Al naso il bouquet è interessante si va da un tenue agrumato, frutti ed anche ciliegie marasche. Immancabile i classici aromi di crosta di pane dati dai lieviti usati per la fermentazione.
Al palato la freschezza e la sapidità la fanno da padrona ma ben contrapposte all’impronta secca di questo Brut Rosè. E’ un vino di corpo, inoltre presenta una buona intensità e persistenza degli aromi anche dopo la deglutizione. A coronare il tutto lo si può giudicare un vino di qualità fine!
Non potevo non abbinare questo vino ad un primo di mare, la scelta è caduta su un piatto di spaghetti con cozze, zucchine e peperone rosso.
La freschezza e la sapidità del Brut Rosè pulisce la bocca lasciando un rincorrersi di aromi, dalla fresca impronta del mare alle note fruttate del vino. Paradossalmente il peperone rosso che per la sua consistente aromaticità rischia sovrastare gli altri aromi viene ingentilito dalla sapidità del vino creando quindi un equilibrio di sapori. L’armonia tra vino e piatto regna sovrana.
Con piacere posso affermare che il lavoro svolto dai miei amici e colleghi sommelier ha dato vita ad un prodotto interessante che sicuramente avrà ottimi margini di miglioramento con le future produzioni. Sarà interessante degustare il 24 mesi per meglio apprezzare le evoluzioni che il negroamaro e lo chardonnay esprimeranno.
In questo periodo così delicato che stiamo attraversando non posso che consigliarvi di favorire i prodotti Made in Italy. Bevete Italiano, sono piccoli grandi gesti che aiutano tutti noi!
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