
"I nostri giovani vanno visti di più. Vanno compresi i loro problemi, le loro disarmonie adolescenziali, i rischi che corrono. Quindi bisogna creare dei contesti relazionali, educativi in cui possano imparare a stare in equilibrio anche con le loro emozioni, dalla rabbia alla paura. Dove imparare a riconoscersi e riconoscere l'altro, ad elaborare e misurare le proprie azioni". Così la sociologa Chiara Saraceno commentando all'Adnkronos il fenomeno dei minori che usano i coltelli, dopo il caso del 15enne che ha accoltellato un coetaneo a Frascati.
"La pre e l'adolescenza per definizione sono età disarmoniche, un'età in cui non si è ancora del tutto in equilibrio, in cui si provano emozioni fortissime, se poi in famiglia, nel contesto sociale o a scuola viene a mancare una educazione emotiva, se non viene fornito alcuno strumento per riconoscere e controllare le proprie emozioni, per sapersi relazionare al di fuori del codice dell'aggressività, allora può accadere che un ragazzino esca col coltello. Non si può però generalizzare sottolinea la sociologa temo che questo faccia parte della socializzazione maschile in alcuni gruppi sociali: avere il coltello, portarselo dietro che vuol dire essere preparati a usarlo può essere letto come segno di potenza, di virilità".
Secondo la sociologa parola d'ordine non è tanto ascoltare, quanto "osservare" i giovani, non ignorarli e creare un processo educativo dalla scuola alle associazioni sportive "per una educazione alle relazioni che poi innanzitutto è educazione al rispetto di sé e dell'altro".
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