Intere generazioni sono passate dai suoi campi di calcetto ad Avetrana, probabilmente i primi che sono stati costruiti nella zona e già ieri pomeriggio, a poche ore dalla sua morte, il tam-tam della notizia non circolava solo tra gli amici ma anche e soprattutto tra i ragazzini che lo ricordano perché andavano a giocare a calcetto e lui c'era sempre. Sia quelli che abitano ad Avetrana ma anche quelli che sono soliti venire in vacanza ad agosto a Torre Colimena. A fine anno ci lascia Pasquale Erario, avetranese dal cuore d'oro e di una disponibilità d'altri tempi che negli anni '90 aveva avuto l'idea di utilizzare dei terreni dislocati sulla strada che da Avetrana va verso il mare per costruire dei campi da calcetto.
Un nuovo lavoro ma, soprattutto, la soddisfazione di essere riuscito a trovare qualcosa per far divertire bambini, ragazzi e adulti ad Avetrana. "Cosa possiamo fare di nuovo per togliere i ragazzi dal bar e farli divertire?" chiedeva spesso ai suoi amici, perché Pasquale è sempre stato molto attento ai bisogni sociali e sportivi dei bambini e non solo. Concedeva anche i suoi campi per gli allenamenti delle categorie pulcini, gli faceva piacere essere, a suo modo, utile e amava veder giocare a calcio, lui che era stato un mediano in molte squadre e aveva partecipato a molti tornei, tra i quali quello della "Salina" (nella squadra della Chenga) dove ogni anno, prima che venisse istituita la Riserva e arrivassero i fenicotteri, partecipavano molte squadre con giocatori prestigiosi e tantissimo pubblico a corollario. Altri tempi però. Pasquale era impossibile non conoscerlo e non volergli bene. "Era una persona molto brillante" ricorda Salvatore Calò, amico di vecchia data, "in ascolto di tutte le proposte che gli andavi a fare, un uomo che era sempre disponibile per qualsiasi cosa gli chiedevi.
Era molto attento ai bisogni dei ragazzi e cercava sempre di fare sempre qualcosa per loro, per non fargli stare nei bar e per far fare loro dello sport. Devo dire che Pasquale per me è stato un amico ed è stato un privilegiato essere suo amico". Personalmente mi è capitato di incontrarlo solo una volta, qualche anno fa e ne era nato un articolo: camminando nel tratto di mare della Salina avevo incontrato un uomo che teneva stretta una grande tartaruga che era stata arpionata e aveva bisogno di essere curata. Stava aspettando l'arrivo del WWF che l'avrebbero portata al centro di recupero per salvarla. "Stavo nuotando come faccio ogni giorno in questo tratto di mare" mi aveva raccontato, "quando ho visto la tartaruga sul fondo e ho rallentato per ammirarla. Quando ho notato che dalla coda usciva un filo di canna da pesca. Allora mi sono immerso e l'ho portata in superficie, gli ho tolto il filo ma ho visto che aveva un amo in bocca. Ho allertato il WWF e lo sto aspettando". Pasquale era ancora in acqua, da oltre un'ora con la tartaruga tra le mani, ad attendere i volontari del WWF. "Non avvicinatevi troppo" diceva ai tanti curiosi che volevano guardare da vicino l'animale, "è già spaventata e vorrebbe tornare in mare. Lasciatela stare". Talvolta il senso e il significato di alcune persone lo si percepisce anche da piccoli gesti che compiono e da quel giorno non mi sono mai dimenticata il suo volto e il suo gesto. Lascia i figli Giuseppe, Lucia e Valentina, i nipoti Giulia, Alessandro e Anna, la compagna Daniela e le sorelle Maria e Antonietta. I funerali avranno luogo oggi stesso alle ore 15,30 partendo dalla casa di Pasquale, sulla via per Mare, il rito funebre sarà celebrato nella Chiesa Madre.
Monica Rossi
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