Quanti di noi adolescenti hanno subito con la musica, le serie televisive, ma anche con i racconti nei libri, la fascinazione innescata dal conflitto tra criminalità e polizia? E quanti personaggi dell'epica negativa delle guerre del narcotraffico sono diventati vere e proprie icone pop? Tanti, ma solo pochi di noi ne sono rimasti sinceramente influenzati, ben comprendendo la distinzione tra bene e male. Sicuramente chi ha voluto soddisfare il normale bisogno di correre rischi e provare emozioni, legata alla nostra età con la droga e l'alcool o con determinate sostanze inalate con il “vape”, ha limitato quella lucida razionalità che ci fa scegliere tra la cosa giusta e quella sbagliata. Perché quell'energia, il piacere e quel senso di sicurezza e vitalità che sono comparsi come effetto di quell'assunzione, ha portato a non provare piacere per nessuna cosa , a sentirsi stanchi, ad entrare in depressione quando l'effetto è terminato.
E quella cosiddetta fase down, non ha fatto altro che incentivare il passaggio da uso occasionale di quelle sostanze ad una più rischiosa dipendenza, banalizzandola, ignorandola e più di qualche volta è stata consentita anche dagli adulti. È qui che troviamo i mandanti dell'omicidio del ragazzo. Tra i consumatori consumati dai consumi. Quelli che, se sono onesti, alla domanda “perché ti droghi e bevi?” rispondono: “perché mi piace e tu non puoi capire cosa sia questo piacere”. Nel tempo però non solo questo piacere si è affievolito con l'assuefazione che ha trasformato il piacere in ricordo, ma gli ha fatto compiere azioni orribili, seppur senza cattive intenzioni, ma per “incoscienza”. Ha alimentato con il denaro un universo fatto di violenza, omicidi, sfruttamento, crimini indicibili.
Ha creato un ecosistema in cui mancano le qualità intrinsecamente umane: la capacità di pensare, la consapevolezza, la coscienza. Un ecosistema di mostri che agiscono con distacco dalla realtà malvagia dei loro atti.
Spesso il male non ha niente di grandioso, e si cela piuttosto nella superficialità di azioni compiute senza pensare, nascondendosi dietro frasi fatte, abitudini e luoghi comuni, per proteggersi così dalla realtà.
La morte del giovane Natale deve farci pensare. Pensare è pericoloso perché può darci la consapevolezza di essere stati noi i mandanti dell'omicidio, ma è l’unica cosa da fare per iniziare un percorso di vera liberazione!
Collettivo La Dora
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.
2 commenti
Antonio
dom 5 marzo 2023 11:35 rispondi a AntonioCondivisibile. Pensare però è l'unica cosa che ci resta per affrancarci da queste brutture, e uscire da quanto oggi su Repubblica Bari Michele Capriati definisce "Egocentrismo Ignorante.
Claudio rossi
ven 3 marzo 2023 08:19 rispondi a Claudio rossiChi ha scritto questo articolo ha al seguito dei falsi miti e dei molppsti idealismi! E l'educazione? Ci siamo scordati he non esiste più? L'arroganza, la superbia, il potere sono tutti valori che vengono anteposti ai principi educativi. In questi casi, le serie TV non centrano un bel niente!