
Ebbene sì, a volte le scommesse si vincono, anche le più difficili, le più impossibili, quelle su cui nessuno investirebbe nemmeno un centesimo di euro. Perché quella di Giuseppe era una scommessa così. Difficile, complicata, irrealizzabile. Giuseppe ha 23 anni, viene trasferito nella nostra rianimazione da un paese della Basilicata. Ha una grave forma di polmonite bilaterale da influenza di tipo A. La sua storia ha inizio più di un mese fa.
Nessuno di noi potrà mai dimenticare la sua faccia smarrita all’ingresso in rianimazione, magro, spaventato, respirava a fatica. Rimane così i primi giorni, sveglio con l’ossigeno ad alti flussi, sottoposto a una miriade di esami, test, prelievi, consulenze, tac e lui nulla, non migliora, anzi, le sue condizioni peggiorano.
Forse l’ho già detto milioni di volte, in altre situazioni. Il carico peggiore per noi medici, infermieri, è lo sguardo smarrito, atterrito dei parenti all’ingresso del reparto. Quando entriamo ed usciamo il loro sguardo incrocia il nostro e attende una risposta, una conferma, un conforto. Con le parole siamo bravi, parliamo, divaghiamo, usiamo termini scientifici ma il nostro sguardo non mente, gli occhi sono sinceri, rivelano le nostre paure, i nostri timori di dare notizie spiacevoli, di non poter dire: ok va tutto bene, si risolverà tutto.
Giuseppe peggiora, viene intubato, viene pronato, facciamo di tutto per far migliorare la sua ventilazione, ma lui non ne vuole sapere, i chirurghi toracici ormai sono di casa, sono sempre lì, due tre medici alla volta, si confrontano con i nostri medici, fanno ipotesi, cambi di terapia. Nessuno si arrende, neanche quando il peggio sembra essere arrivato. All’ingresso in reparto non evito mai lo sguardo dei parenti anche se la situazione è grave, ho bisogno di incontrare i loro occhi, a volte non parlo a volte sorrido e poi dico sempre: forza ce la faremo. E ancora strette di mano, a volte un abbraccio o una pacca sulla spalla, il contatto fisico è importante nella relazione d’aiuto.
E poi finalmente dopo ancora interventi chirurgici, tac, cambi di ventilazione, tutto sembra andare per il meglio, Giuseppe è sveglio, è debolissimo e smarrito ma respira da solo, mi fa mille domande a cui rispondo anche se in realtà non ho una risposta, ma sono così felice di vederlo lì a chiacchierare che starei a rispondere per ore anche le domande più impossibili. E’ salvo!
Sapete che c’è? Per una volta tanto vorrei fare i complimenti a noi tutti per aver vinto una scommessa così assurda. Complimenti agli infermieri della rianimazione per averlo assistito con professionalità e pazienza; ai medici della rianimazione per averci sempre creduto e non avere mai mollato e averlo seguito con assiduità e competenza. Complimenti ai chirurghi toracici con il direttore per la capacità collaborativa e la professionalità nell’ambito della loro specialità. Grazie anche al mio direttore, alla mia coordinatrice, agli Oss e agli ausiliari.
Grazie poi a Giuseppe per essere stato così paziente e collaborativo con noi, ma soprattutto grazie per aver sopportato tutte le mattine per oltre un mese le chiacchiere del nostro briefing tenuto appositamente di fronte alla sua stanza. Sarai guarito per quello.
Anna Caricasulo, infermiera rianimazione del SS Annunziata Taranto
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2 commenti
DANIELA Pizzolla
gio 13 marzo 07:08 rispondi a DANIELA PizzollaTutti i pazienti di qualsiasi età andrebbero curati come leggo è stato fatto con Giuseppe. Purtroppo i 3 medici sempre presenti e l umanità nei confronti dei parenti all'ospedale di Matera x noi non sono esistiti e gli esiti sono stati tragici. Complimenti a tutti è bello sapere che c'è ancora chi svolge questo mestiere con il cuore e la coscienza.
Mariagrazia Trotti
lun 10 marzo 10:06 rispondi a Mariagrazia Trotticomplimenti ai Colleghi del S.S.ANNNUNZIATA per l'ottima risultato. Ma non sarebbe ora di chiamare le cose con iloro nome??Influenza?? mi viene in mente un periodo non tanto lontano.... un augurio a Giuseppe di totale ripresa