
Il progetto di rinaturalizzazione dell’area del fiume Chidro, risalente all’epoca commissariale, tanto pubblicizzato dall’attuale amministrazione come un suo merito, subisce la prima drastica e forse definitiva battuta d’arresto. Con determina del Responsabile unico del progetto datata 6 marzo, infatti, l’ente prende atto che i fondi stanziati sinora dalla Regione Puglia non sono sufficienti al completamento dell’opera che quindi dovrà essere divisa in due stralci, uno solo dei quali può contare su un effettivo finanziamento. Per il secondo bisognerà attendere nuove provvidenze regionali. A darne notizia è il consigliere comunale delle civiche Manduria Migliore e Federcivica, Domenico Sammarco. «L’importante per questa amministrazione da operetta – scrive Sammarco -, è fare “bella figura” nelle conferenze stampa e nei post sui social intestandosi meriti ed opere inesistenti, dimostrando lo spirito col quale si approcciano ad un ruolo per il quale non hanno alcuna attitudine né competenza».
La prevista ristrutturazione già appaltata e affidata per i lavori, non avrebbe più i fondi necessari per completare gli impianti, gli arredi e quant’altro perché possa essere resa fruibile e, quindi, di fatto ad oggi si inizierebbe un progetto sapendo già che non può essere completato.
«Pessima notizia dunque – prosegue la nota di Sammarco -, che si aggiunge a quelle ormai già note da tempo, ma che è giusto ricordare, perché non solo il dissalatore in stato di completo abbandono di proprietà dell’Arneo verrà risanato gratuitamente da noi con questo progetto, pur restando l’immobile comunque di proprietà di Arneo ed il Comune di Manduria dovrà in aggiunta anche pagargli un canone annuo di 4.500 euro per 20 anni per l’utilizzo, terminato il quale l’immobile e l’area completamente rimesse a nuovo torneranno nelle mani del Consorzio stesso».
«Non c’è che dire – si legge ancora nel comunicato delle liste civiche -, un’altra meraviglia frutto della totale incompetenza ed inadeguatezza di amministratori che gestiscono la cosa pubblica come se non appartenesse a nessuno, infischiandosene bellamente dei costi, dei danni economici e di quelli patrimoniali. La nota dolente – conclude Sammarco -, è che molto probabilmente quest’opera rischia di essere l’ennesima cattedrale nel deserto».
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