Nell’area della Palude del Capitano sono vietate la balneazione, la pesca e qualunque altra attività in grado di danneggiare o alterare i delicati equilibri dei fattori biologici dello specchio d’acqua e delle cavità secondarie. Lo stabilisce un’ordinanza del sindaco di Nardò, Pippi Mellone, a tutela proprio di quella che è una zona a conservazione speciale, a rischio a causa del consistente afflusso di persone in questa stagione estiva, che raggiungono la Palude del Capitano a scopo di balneazione, immersione e attività di pesca sportiva. Tutte queste attività, infatti, sono incompatibili con la conservazione degli habitat e la biodiversità dell’area (caratterizzata, peraltro, dalle “spunnulate”, cioè cavità carsiche derivanti da doline di crollo), oltre che di disturbo per le specie vegetali e faunistiche presenti. Inoltre, la presenza di sifoni naturali sottomarini può costituire una fonte di grave pericolo per i bagnanti e per i subacquei occasionali. Salva l’applicazione di altre norme, le violazioni dell’ordinanza saranno punite con sanzioni che vanno da 50 a 500 euro.
“Il provvedimento - spiega l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio - si è reso necessario perché la pressione antropica sulla Palude è diventata insostenibile per i delicati equilibri dell’area.E noi abbiamo il dovere di tutelare questo sito, come facciamo con gli altri gioielli del territorio. Devo dire che, a parte qualche cattiva abitudine dura a morire, la sensibilità di residenti e turisti verso il contesto che ci circonda è cresciuta parecchio e la necessità di interventi repressivi è calata di pari passo. Faccio un esempio, negli anni passati abbiamo dovuto fronteggiare una vera e propria emergenza, quale quella dello sgretolamento della roccia della baia di Portoselvaggio finalizzata a un suo utilizzo per inesistenti effetti cosmetici. Per fortuna, oggi le segnalazioni si sono davvero ridotte al lumicino”.
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