
Ha già ottenuto il a osta tecnico da parte dell’Ufficio comunale dei servizi sociali ed aprirà a breve a Manduria una comunità alloggio per gestanti e madri con figli a carico. Altre sono operative a Taranto, Ginosa e Palagiano. Si tratta di una struttura residenziale di media intensità assistenziale per donne in attesa e giovani madri prive di validi riferimenti familiari o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal nucleo parentale o, ancora, che necessitano di supporti per il miglioramento delle proprie capacità genitoriali nei confronti dei nascituri o dei propri figli in età di apprendimento.
A gestirla sarà la cooperativa sociale «La Vite» con sede legale in via per Oria a Manduria. La casa per mamme e future madri in difficoltà, è situata invece in un appartamento di vico settimo Cardinal Ferrara, nel cuore storico della città Messapica. La struttura ha una capacità ricettiva di dieci posti letto, otto per adulte più due posti per l’ospitalità d’urgenza. Possono accedere anche baby mamme o minori in attesa. La natura giuridica del presidio è privata convenzionata con i tribunali e i comuni attraverso i propri servizi sociali e piani sociali d’ambito. La referente della “casa alloggio rosa” è la manduriana Daniela Mancino che è anche legale rappresentante della cooperativa “La Vite”.
La comunità, la cui permanenza non può superare, in genere, i sei mesi, ma eccezionalmente anche oltre, consistente in un nucleo autogestito di convivenza a carattere familiare per giovani madri o per chi sta per diventarlo che siano prive di validi riferimenti familiari o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal proprio ambiente e che necessitano di un sostegno nel percorso d’inserimento o reinserimento sociale.
Nella casa rifugio opera un’equipe di figure professionali composta da una o più assistenti sociali, psicologhe, educatrici, avvocate con pluriennale esperienza nel settore e con adeguata e specifica formazione. I servizi offerti riguardano quelli di cura alla persona, gli interventi psico-socioeducativi finalizzati al recupero delle funzioni genitoriali, la partecipazione alla gestione della vita ordinaria della comunità nell’arco dell’intera giornata, l’elaborazione e realizzazione dopo la fase di osservazione e valutazione di strategie e programmi di intervento per ogni utente in base all’età e alle esigenze.
Nella struttura opera almeno un educatore per almeno 36 ore settimanali, in stretta collaborazione con i servizi sociali e socio-sanitari territoriali, impegnato a ricostruire o mediare i rapporti delle donne accolte con i loro contesti di provenienza. È assicurata, inoltre, la presenza di operatori ausiliari in misura sufficiente a garantire assistenza materiale alle ospiti.
Nazareno Dinoi
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