«E se quelle bottiglie non contenessero Primitivo o non fosse davvero un dioccì o se fosse un vino di scarsa qualità?». A porsi queste domande è Adriano Pasculli De Angelis, già direttore del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria doc ed ora amministratore delegato di un’importate società che si occupa di investimenti in processi ad alto contenuto tecnologico di Hong Kong dove vive. Le preoccupazioni dell’esperto in marketing derivano dal pastrocchio del vino che il comune di Manduria ha donato al campione del mondo di tennis, Jannik Sinner. Vino fornito dall’assessore comunale al commercio, Isidoro Mauro Baldari senza, pare, le regolari certificazioni sulla qualità e la provenienza. Motivo per cui l’assessore ha già ricevuto le attenzioni da parte delle cantine “Produttori Vini Manduria” che minacciano un’azione di risarcimento danni nei suoi confronti (Ne parliamo in altra pagina del giornale).
Dottor Pasculli De Angelis, lei si è occupato molto del mercato dei vini nel mondo e in particolare del Primitivo di Manduria, cosa ne pensa di questa vicenda?
«La sto seguendo da Hong Kong leggendovi e la prima considerazione che faccio è che se la Produttori Vini di Manduria sostiene che la retroetichetto è contraffatta, allora dovremmo cercare di scoprire se trattasi davvero di Primitivo di Manduria».
E in che modo?
«Sarebbe il caso di mandare gli agenti vigilatori a cercare di prelevare un campione legale di quel vino rosso presso la società commerciale dell’assessore. Giusto per capire se davvero siamo in presenza del prezioso nettare o di un tentativo pasticciato di marketing pro domo sua».
E il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria cosa dovrebbe fare?
«Il Consorzio di Tutela dovrebbe avvisare i suoi agenti vigilatori. Sarebbe stato quello che avrei immediatamente fatto se fossi stato ancora direttore del Consorzio. E avrei anche chiesto ad Agroqualità (il nuovo organismo di controllo) maggiori informazioni sul prodotto e la sua tracciabilità. Il Primitivo di Manduria non è semplicemente un Primitivo prodotto in una determinata area, ma è un prodotto che deve avere una determinata qualità (disciplinare) e seguire una serie di procedure che ne garantiscono l'autenticità e la qualità».
Secondo lei, sempre per la tutela della qualità del prodotto, converrebbe ritirare le bottiglie donate a Sinner (che ancora non ha ricevuto perchè la sua famiglia non è in sede) e analizzare il contenuto?
«Il ritiro dal mercato delle bottiglie normalmente lo ordinano le autorità pubbliche ed alcuni consorzi i cui statuti prevedono tale prerogativa (ed il vostro consorzio non ha tale potere) e solitamente si procede solo quando si ha la certezza che il prodotto non sia corrispondente al disciplinare quando non addirittura potenzialmente nocivo (non credo sia questo il caso, almeno spero). Certo, il Consorzio potrebbe cercare di prendere il campione legale proprio da quelle bottiglie (il campione legale deve esser di almeno 10 bottiglie) ed accelerare al massimo le verifiche. Mi domando se non sia il caso che gli amministratori del comune considerino di tornare sui propri passi».
Cosa pensa del fatto che queste bottiglie possano non avere il bollino di stato?
«È abbastanza scabroso, ed un comune come quello di Manduria dovrebbe essere d’esempio per tutti gli operatori della filiera di produzione del primitivo di Manduria».
Ha qualche soluzione da proporre?
«Forse il consorzio potrebbe offrire al comune una sorta di “exit strategy” di qualche tipo come per esempio organizzare un evento di consegna del vino alla famiglia Sinner e nel frattempo far “sparire” le bottiglie incriminate. Sarebbe un po’ come mettere la polvere sotto il tappeto ma adesso c’è da preoccuparsi perché più la vicenda si prolunga e maggiore è il rischio che l’intera filiera del Primitivo di Manduria possa subire un danno d’immagine».
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