Era la torretta della tromba della scala del condominio, ma per lui era l’abbaino. La porta che dava sulla terrazza era a vetri e, spesso, lui vi sostava anche delle ore a guardare il cielo che esprimeva tutta la sua furia in pioggia, grandine o lampi. Gli veniva da chiedersi chi aveva creato tanta potenza, ma era ateo e questa risposta non la ebbe mai. Le sere d’estate poi portava con sé un libro. Un lampione dell’illuminazione stradale era più alto del palazzo, e proiettava la luce sulla terrazza dandogli modo di poter leggere. Intanto la vecchiaia avanzava e gli acciacchi si facevano sentire. Adesso era penoso salire quelle scale, ma lui non voleva rinunciare alle sue solitarie serate nell’abbaino. Quando non ce la fece più si fece mettere il letto verso strada, in prossimità del lampione. Non accendeva mai la luce. Lo trovavano spesso che parlava con l’altro sé stesso e gli prometteva che, molto presto, sarebbe tornato nell’abbaino ed avrebbero sognato ancora insieme. La vecchiaia chiese il suo tributo e lui andò in alto, molto più in alto dell’abbaino.
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