La magnetoterapia è una terapia fisica che si avvale di campi magnetici o elettromagnetici a scopo terapeutico, essa è composta da un apparecchio, dei cavi di collegamento e piastre magnetiche o tappetini magnetici. Vengono venduti anche cuscini, materassi, braccialetti ed altro ancora che sfruttano questi campi.
Il business che esiste intorno all’acquisto di questi dispositivi si aggira sul miliardo di dollari all’anno al livello mondiale. Questa ingente cifra economica potrebbe essere spesa in terapie di comprovata efficacia in primis.
La prescrizione e l’utilizzo è ampiamente diffuso in varie problematiche muscoloscheletriche di tipo ortopedico come fratture, osteoporosi, osteonecrosi, osteoartrosi, capsulite adesiva, gomito del “tennista”, lombalgia e cervicalgia.
Tra i potenziali e decantati effetti terapeutici proposti dalla magnetoterapia ci sono quelli di favorire un’azione antinfiammatoria, un’azione antiedemigena, un’azione analgesica, un miglioramento della circolazione nella zona trattata, un’accelerazione della guarigione ossea e un aumento della massa ossea. Tuttavia, ad oggi non esistono rigorosi studi scientifici di alta qualità che ne hanno dimostrato l’efficacia. Gli stessi campi di azione delle onde elettromagnetiche non sono ben chiari, sembrino aiutino ad amplificare la depolarizzazione della membrana cellulare ma nulla di certo. Inoltre, fino a prova contraria è importante non sottovalutare gli effetti collaterali di questa terapia che potrebbe portare anche a cambiamenti del DNA se usata a lungo termine.
Le controindicazioni del suo utilizzo sono flebiti e tromboflebiti, essere portatori di pacemaker e/o protesi acustiche. Importante per chi ha il dispositivo medico per uso domiciliare tenere a mente che non può essere utilizzato in questi casi e non deve essere attivato in caso di familiari o amici portatori di pacemaker e/o protesi acustiche in stretta vicinanza all’apparecchio.
Alla luce di ciò la magnetoterapia rimane una medicina alternativa e il clinico dovrebbe informare il paziente sull’inefficacia della terapia, i parametri stessi di impostazione della frequenza e dell’intensità sono empirici e non standardizzati. Nei centri di fisioterapia il tempo di erogazione è all’incirca di 30 minuti ma questo può protarsi fino a 9 ore in caso debba essere utilizzata nei ritardi di consolidazione ossea a seguito di fratture.
Essendo una terapia alternativa questa dovrebbe essere aggiunta a terapie mediche di prima linea e non dovrebbe essere utilizzata mai da sola.
Matteo Erario, dottore fisioterapista
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