In formazione compatta intorno alla regina, occupavano a rotazione l’interno e l’esterno della formazione a grappolo per ridurre una prolungata esposizione al freddo. In stato di ibernazione per tutto l’inverno, tornarono in primavera le api, memori della posizione precisa dei lunghi steli bianchi e profumati ... ma, non trovarono più le loro robinie!
Disperate, ma comunque capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti, si sparsero nel territorio alla ricerca delle consuete loro fonti di cibo, le preziose robinie e, ove le avessero trovate, avrebbero passato un’immediata informazione alle loro compagne attraverso la famosa danza delle api. La ricerca risultò inizialmente vana. Potevano le api rinunciare ai fiori melliferi per eccellenza, quelli che procurano il miele più pregiato? La pseudoacacia, la Robinia comune, Acacia spinosa.
La ritrovarono in un luogo molto distante, si preoccuparono di acquistarne un bel numero, le trasportarono nel loro luogo di origine nelle vicinanze delle loro “ucchie”! Le posero a dimora, in gruppi di tre, in tutti gli spazi verdi disponibili nella zona per riparare anche all’enorme danno che aveva subìto l’ambiente ... Inutile dire che attinsero al contributo economico messo a loro disposizione dalla Politica Agricola Comune (PAC) ed altri Enti locali, non risultando loro nuovo il monito di A.A. e stante che il minuscolo cervello, ma la brillante mente delle api ricordava e teneva in massima considerazione.
Gerardo Moccia, architetto
Dalla rete:
Robotica: i ricercatori si ispirano al cervello delle api per sviluppare robot in grado di apprendere e adattarsi a nuovi ambienti
Intelligenza artificiale: le api sono un modello per lo sviluppo di algoritmi di apprendimento automatico
Conservazione delle api: comprendendo meglio le esigenze cognitive delle api, possiamo sviluppare strategie più efficaci per proteggerle e favorire la loro sopravvivenza ... e la nostra!
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1 commento
Picurina
lun 9 dicembre 15:23 rispondi a PicurinaPerché non ti sei incatenato all'albero...?