Nella sezione “Cronaca giudiziaria” della “Gazzetta del Mezzogiorno” appare un articolo pubblicato il 3 luglio 1954 che cita la condanna ad un anno di carcere di un 35enne di Taranto perché «imputato di truffe in danno di circa settanta persone» in tutta la provincia di Taranto. Tra queste anche un manduriano. «Col pretesto che avrebbe assunto tali persone – spiegava l’articolo – alcune come impiegati, altre in qualità di guardie giurate, in un istituto di vigilanza campestre da costituirsi e di cui si diceva autorizzato», grazie alle sue abili qualità oratorie «era riuscito a farsi consegnare da ciascuna di esse somme di denaro di varie entità».
Oltre alla truffa costata un sacco di soldi a quelle persone che «con grandi sacrifici potevano racimolare date le loro modestissime, e per alcuni addirittura misere, condizioni finanziarie», dovette rispondere di una truffa ai danni di un manduriano, tale Vincenzo Sagno, il quale avrebbe pagato al truffatore 5mila lire (circa 60 euro attuali, ndr) «per fare ottenere a lui e alla moglie il passaporto per l’Olanda». Come se non bastasse, le accuse mosse contro il presunto truffatore non si fermarono qui: ovviamente, per far credere che lui fosse autorizzato dal fantomatico «Istituto di vigilanza campestre» di Manduria e dei comuni vicini, avrebbe «contraffatto e usato il sigillo della Questura di Taranto». Il pm, dopo aver assistito alla «sfilata» delle numerosissime parti lese «ha chiesto la condanna per i reati di truffa aggravata continuata e contraffazione di sigilli ad anni due e mesi sei di reclusione». Grazie all’abilità del suo avvocato difensore, tale Ezelindo Causo, che avrebbe convinto il Tribunale di Taranto con le sue richieste, il truffatore fu condannato solamente per il reato di truffa aggravata ad un anno di reclusione, assolvendolo «dall’altro reato di contraffazione di sigillo perché il fatto non costituisce reato».
Antonio Dinoi
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