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Muore in carcere l'ex boss Claudio Modeo
Muore in carcere l'ex boss Claudio Modeo | © n.c.L’ex boss tarantino, Claudio Modeo, è morto a Secondigliano probabilmente per un infarto. Aveva 49 anni ed era detenuto nel carcere della città campana dove stava scontando una condanna all’ergastolo. L’altro ieri sera intorno alle 22 un malore improvviso lo ha costretto a chiamare il personale dell’infermeria interna al penitenziario. Caricato d’urgenza su un’ambulanza è morto mentre lo stavano trasferendo all’ospedale. Secondo i sanitari che lo hanno visitato, a stroncarlo sarebbe stato un infarto fulminante. Più preciso sarà il medico legale che tra oggi e domani effettuerà l’autopsia su disposizione della procura partenopea che evidentemente vuole escludere altre cause. L’uomo di spicco della malavita tarantina che con il fratello Riccardo era a capo dell’omonimo clan entrato in competizione con quello del fratellastro Tonino, detto il messicano, aveva già scontato 25 anni di pena. In carcere l’ex boss aveva iniziato un percorso di riabilitazione ed aveva già goduto di brevi permessi premio, a Pasqua, agosto e Natale, che gli hanno consentito di visitare i familiari rimasti a Taranto. I permessi erano stati accordati dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Napoli che avevano accolto la richiesta avanzata dal suo difensore, l’avvocato Maria Letizia Serra. Oltre ai numerosi reati di cui si era macchiato durante gli anni di piombo della guerra di mala tarantina, nel maxi processo Ellesponto Modeo era stato condannato al carcere a vita per l’omicidio del pregiudicato Cosimo Lippo, avvenuto nel 1990, di cui fu ritenuto il mandante. Pochi giorni fa c’era stata l’udienza davanti al tribunale di Napoli che doveva esprimersi sulla richiesta di libertà vigilata dell’ex mafioso. Claudio Modeo è stato uno dei protagonisti della cronaca degli anni Ottanta e Novanta. Alla fine del 1988 viene ammazzato Ciccio Basile che era l’uomo di equilibrio della pace tra le cosche che dettavano legge nel capoluogo jonico. Un killer lo uccide mentre l’uomo è sull’uscio di casa e dà il via una interminabile catena di omicidi: più di cinquanta i morti ammazzati in meno di due anni. In guerra sono i quattro fratelli Modeo, figli dello stesso padre ma di madri diverse. Da una parte c’è Antonio Modeo, che in poco tempo ha messo su un ingente impero finanziario. Sull’altro fronte ci sono i suoi fratellastri, Gianfranco, Riccardo e Claudio Modeo. Antonio Modeo resiste barricato nella sua villa di Statte, resa un vero e proprio bunker. Intanto anche i suoi fratellastri Gianfranco e Riccardo vengono arrestati a Montescaglioso in Basilicata, mentre Claudio finisce in carcere a Taranto. Il messicano viene assassinato a Bisceglie mentre torna in bicicletta dal mare. L’ omicidio del messicano non mette fine alla guerra e le bande continuano a fronteggiarsi con tutti i mezzi per il controllo del traffico di droga e del racket. Questo negli anni Ottanta e Novanta accadeva nel capoluogo jonico, città avamposto del Salento occupato dalla quarta mafia che ha trasformato la Puglia in una zona ad alto rischio annettendola alla criminalità organizzata che dettava legge in Campania, Calabria e Sicilia. Sono trascorsi quasi venticinque anni e ora uno di quei protagonisti dopo aver ottenuto tre permessi premio a Ferragosto, a Natale e a Pasqua, per tornare a Taranto, è deceduto nel carcere di Secondigliano.
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