Mercoledì, 30 Aprile 2025

Salento Puglia e mondo

E’ stata rinviata al 12 luglio, per integrare le richieste di rito abbreviato di alcuni imputati, l’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella...

Udienza preliminare rinviata per il "padrino" di Massafra

Giustizia Giustizia | © La Voce di Manduria

E’ stata rinviata al 12 luglio, per integrare le richieste di rito abbreviato di alcuni imputati, l’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella che vede alla sbarra il massafrese Cataldo Caporosso, presunto boss della frangia tarantina della sacra corona unita con forti legami nella ‘ndrangheta calabrese. Con lui sono accusati di far parte di una associazione per delinquere di stampo mafioso altre 25 persone che devono rispondere, a vario titolo, di traffico di sostanze stupefacenti, danneggiamento, rapina con l’aggravante del metodo mafioso, detenzione illecita di armi da fuoco e trasferimento fraudolento di valori.


Caporosso che è difeso dagli avvocati Franz Pesare e Andrea Silvestre, è considerato dagli inquirenti dell’antimafia salentina essere ai vertici della consorteria con il titolo di “padrino” donatogli direttamente dal patriarca della ‘ndrina di Rosarno, Umberto Bellocco, tra i fondatori della scu. A stroncare gli affari sporchi del clan sono stati lo scorso 13 novembre i carabinieri del Ros di Lecce e del comando provinciale di Taranto con un’operazione denominata «lampo» che portò in carcere undici persone e una ai domiciliari. Secondo gli investigatori, l’organizzazione del padrino di Massafra aveva diramazioni anche nel barese dove aveva legato affari con trafficanti di Putignano e Andria. L’attività investigativa aveva fatto emergere anche un tentativo di appoggio elettorale nelle elezioni del 2015 al candidato dell’’Udc al consiglio regionale pugliese, Antonio Scalera, non eletto, estraneo all’inchiesta e risultato ignaro del sostegno.

L’operazione della direzione distrettuale antimafia di Lecce, coordinata dal pubblico ministero Alessio Coccioli, era nata dall’inchiesta «Sant’Anna» nella quale i carabinieri di Reggio Calabria Avevano documentato l’incontro tra Caporosso e Bellocco avvenuto nella casa del capobastone di Rosarno che aveva lasciato il carcere dopo una condanna scontata di 21 anni.

L’udienza preliminare che si terrò nell’aula bunker del Tribunale di lecce si vedranno le posizioni di otto imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Caporosso ha preferito il dibattimento.

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