Giovedì, 31 Luglio 2025

Cronaca

E’ morto l’altro ieri all’ospedale Marianna Giannuzzi

Viveva a Manduria uno dei terroristi che rapì Aldo Moro

Da giovane e com’era oggi Raffaele Fiore Da giovane e com’era oggi Raffaele Fiore

Viveva a Manduria dove è morto all'età di 71 anni uno dei più spietati brigatisti rossi che rapirono Aldo Moro. Raffaele Fiore, questo il suo nome, abitava in incognito in un appartamento di via Amendola della città messapica, non si sa per quali legami avesse scelto di vivere a Manduria. Originario di Bari Fiore aveva dei parenti a Francavilla Fontana. Lunedì mattina è stato portato in fin di vita al pronto soccorso dell'ospedale Marianna Giannuzzi dove è morto subito dopo. Sul certificato di morte solo la causa dell'«arresto cardio circolatorio». Era uno dei brigatisti che non si sono mai pentiti e sulla sua fedina penale almeno due omicidi.

Chi era Raffaele Fiore? E perché proprio Manduria?

Un’esistenza passata nell’ombra, sfuggendo i riflettori, in coerenza con quel silenzio ostinato che aveva mantenuto per tutta la vita. Raffaele Fiore, nome di battaglia “Marcello”, uno degli esponenti più feroci e irriducibili delle Brigate Rosse, è morto nella quiete appartata di Manduria, in un appartamento anonimo di cui pochi conoscevano l’esistenza. 

Operaio negli anni giovanili, prima al mercato, poi alla Breda di Sesto San Giovanni, si era radicalizzato presto, entrando nelle Brigate Rosse dove guidò una cellula attiva a Torino. La sua firma è legata a episodi drammatici della storia italiana: il ferimento del dirigente Fiat Antonio Munari, l’assassinio dell’avvocato Fulvio Croce e quello del giornalista Carlo Casalegno, su cui sparò lui stesso.

Ma il nome di Fiore resta inciso soprattutto nella cronaca nera del 16 marzo 1978: via Fani, Roma. Era uno dei quattro uomini travestiti da militari dell’aeronautica che aprono il fuoco sulla scorta di Aldo Moro. Il suo mitra si inceppò, ma è tra quelli che trascinarono Moro fuori dall’auto. La sua impronta sulla portiera resta come un segno indelebile.

Arrestato l’anno successivo, nel 1979, viene condannato all’ergastolo. Non collabora, non si dissocia, non chiede perdono. Neanche dopo la libertà condizionale ottenuta nel 1997. Rimane fedele alla linea della lotta armata, come dichiarò anche nell’unica intervista concessa, nel 2007, per un libro-inchiesta. Nessuna apertura, solo rivendicazione.

Eppure, dopo anni di carcere e clandestinità, la sua ultima tappa è proprio Manduria, una cittadina del sud apparentemente priva di legami con il suo passato. Perché? Nessuna spiegazione ufficiale. Forse la presenza di alcuni parenti nella vicina Francavilla Fontana, ma allora perchè non stabilirsi lì? O forse una scelta dettata dal desiderio di dissolversi nel silenzio, lontano da chiunque potesse riconoscerlo. Un mistero che resta tale anche dopo la sua morte, avvenuta nel silenzio del pronto soccorso dell’ospedale Marianna Giannuzzi.

Con lui se ne va uno degli ultimi protagonisti della stagione del terrorismo rosso. Ma resta senza risposta la domanda più semplice: perché proprio qui, tra le strade assolate di Manduria, aveva deciso di scomparire? Con chi ha avuto rapporti? Chi frequentava? Chi lo ha conosciuto?

Nazareno Dinoi

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5 commenti

  • Pino
    mer 30 luglio 22:06 rispondi a Pino

    Questa gentaglia gode ancora di complicità e coperture.....non fatemi dire altro

  • Biagio
    mer 30 luglio 19:34 rispondi a Biagio

    Questa clemenza è stata usata solo per i brigatisti rossi.

  • Ale
    mer 30 luglio 14:44 rispondi a Ale

    Certo che la costituzione italiana fatta quasi di tutte cose condivisibili ma con alcune cose , come questa del brigatista Fiore che con due omicidi e rapimento di Aldo Moro a fatto solo circa 18anni di carcere e adesso viveva a Manduria tranquillamente ( evidentemente come premio ) . Credo che alcune cose ci vorrebbero cambiate del codice penale almeno in alcuni casi come questa del brigatista .Spero che almeno le forze di polizia fossero a corrente che il brigatista abitasse a Manduria e venisse monitorato altrimenti sarebbe una cosa assurda

    • carmine fistetto
      mer 30 luglio 19:41 rispondi a carmine fistetto

      se dovessero stare in carcere , sono quei politici e altri servizi deviati , hanno voluto sia il rapimento di Moro che la morte. Un po' come accaduto con Mattei e tanti altri, hanno fatto grande l'Italia e non come te , povero ignorante

  • Rino
    mer 30 luglio 09:05 rispondi a Rino

    Perché manduria è piena di gente come lui

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