Giovedì, 24 Aprile 2025

Attualità

Nelle prossime ore il sacerdote di origini siciliane sarà interrogato assistito dall’avvocato Vincenzo D’Elia

«Volevo portarle sulla retta via», si difende il parroco arrestato per induzione alla prostituzione

don Saverio Calabrese don Saverio Calabrese | © La Voce di Manduria

«Volevo salvarla e farla uscire dal giro». Sarebbe questa la linea difensiva di don Saverio Calabrese, l’ex parroco di Monteparano, già sospeso dalla curia di Taranto, arrestato l’altro ieri con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.

Il religioso di 68 anni, secondo la Procura della Repubblica che lo indaga, avrebbe accompagnato in più occasioni sul luogo del meretricio la prostituta rumena ritenuta la maitresse di altre sue connazionali avviate anche loro alla prostituzione. Nelle prossime ore il sacerdote di origini siciliane sarà interrogato assistito dall’avvocato Vincenzo D’Elia. Nella piccola comunità di Monteparano c’è molto sgomento. «Se è vero che ha fatto questo perché voleva aiutare quelle ragazze è bene, ma se lo ha fatto per altri scopi allora ha fatto schifo», ha detto in proposito una parrocchiana intervistata da Telenorba.

Don Saverio Calabrese è stato cappellano della Casa Circondariale di Taranto, parroco della parrocchia Madonna della Neve in Crispiano e docente di Filosofia sistematica presso l'Istituto di Scienze religiose "Romano Guardini" di Taranto.

Oltre a don Calabrese sono indagate altre dodici persone. I provvedimenti restrittivi, otto in carcere e cinque agli arresti domiciliari, sono giunti al termine di una lunga attività di indagine portata avanti dagli investigatori della mobile jonica coordinati dal dirigente Carlo Pagano. Le misure cautelari eseguite all'alba di oggi sono state decretate dal gip Paola Incalza su richiesta del pubblico ministero Antonella De Luca.
Per i tredici indagati le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. La retata odierna ha visto impegnati i poliziotti della Questura tarantina in collaborazione con i colleghi delle questure di Lodi e di Vibo Valentia

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