«Entro in terapia intensiva, sulla lapide lo scudetto del 2, grazie». Lo scorso 10 agosto aveva annunciato così sul suo profilo Facebook l’ggravamento dell’infezione da Covid che aveva contratto nell’hot spot di Taranto, con il toccante omaggio allo «scudetto del 2° Reparto Mobile» a cui apparteneva. Da quel reparto non è più uscito vivo. Candido Avezzu, 58 anni, è il poliziotto in forza al reparto Mobile di Padova trasferito in quello di Taranto lo scorso luglio per prestare servizio nell'hotspot dove arrivarono 300 migranti, 33 dei quali positivi al coronavirus. «L’importante è il green pass, per il resto andiamo al macello», è il commento di Fabio Conestà, segretario generale del sindacato autonomo di polizia, Mosap.
Le dichiarazioni del collega
«La morte, un’altra. Un altro collega ci lascia a causa di questo maledetto Covid. Era in forza al Reparto Mobile di Taranto e dal 13 al 23 luglio era in trasferta a Taranto, dove è stato impegnato presso l’hotspot che ospitava 300 migranti, 33 dei quali positivi. Denunciammo già all’epoca questa situazione e, a distanza di un mese, arrivano le terribili conseguenze: uno dei colleghi risultato positivo, ieri ci ha lasciato».
«Ci stringiamo alla famiglia del collega in questo momento di dolore – dice Conestà –. Questo dovrebbe essere il momento del silenzio e della preghiera, ma non possiamo tacere: ci impongono assurde regole come il green pass nelle mense e poi ci mandano al macello, in mezzo alla folla, negli hotspot, a contagiarci e a mettere a rischio le nostre famiglie oltre che i nostri colleghi. Non sappiamo se il collega fosse o meno vaccinato, ma al di là di ciò – conclude – non è ammissibile permettere sbarchi in modo incontrollato, in piena pandemia, dopo averci schedato con certificazione verde anche per un caffè seduti in un bar. Vergognoso, qualcuno dovrà assumersene le responsabilità».
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1 commento
Claudio Regini
lun 30 agosto 2021 08:35 rispondi a Claudio ReginiOnore a un Uomo che non svolgeva un lavoro, bensi viveva una passione. Io non lo conoscevo ma certe cose basta poco per capirle. Un abbraccio grande Candido. Claudio