
All’ingresso dell’ASL di Manduria non c’è un addetto all’accoglienza. Non c’è un cartello con scritto Benvenuti, prendete un biglietto e accomodatevi. No. C’è una guardia armata. Non metaforicamente. Proprio armata. Pistola, fondina, sguardo da checkpoint.
Mi fermo. Lui mi guarda. Io lo guardo. Dice: “Non può prendere il biglietto. Fra mezz’ora chiude e c’è già troppa coda.”
Rifletto. Sono arrivato prima della chiusura. Ci sono ancora persone dentro. I numeri vengono ancora erogati. Ma lui ha deciso: io non posso entrare.
Lo guardo di nuovo. Lui stringe le labbra, le mani lungo i fianchi, vicino alla fondina. L’ASL. L’ufficio che dovrebbe garantire l’accesso ai servizi sanitari.
Faccio un passo avanti. Un altro. Riesco a prendere il biglietto. Nessun allarme suona. Non scatta un codice rosso. Nessun elicottero decolla. Arrivo allo sportello. Tra l’altro, prima della chiusura. Vengo servito. Nessun problema. Nessun intoppo.
Tutto regolare, tranne il fatto che la possibile visita specialistica è tra sei mesi. Unico giorno disponibile? Il 24 giugno. Ma questa, ovviamente, è un’altra storia.
Tutto tranne una domanda: ma perché la prima persona che incontri in un ufficio dell’ASL è una guardia armata?
Non un impiegato. Non un addetto all’accoglienza. Non qualcuno che aiuta. Una pistola.
Quanti si fermano prima? Quanti si girano e se ne vanno, perché qualcuno con un’arma gli dice che non possono? Perché se lo dice lui, magari è vero. Ma non lo è.
Ferdinando Arnò
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8 commenti
Immacolata Mariggió
mar 18 febbraio 22:31 rispondi a Immacolata MariggióLa cronaca riporta non pochi episodi di aggressioni avvenute nei presidi sanitari quindi posso capire la legittima presenza del vigilante, tuttavia quello che di certo manca sia nelle Asl che nei Pronto soccorso é una figura professionale con competenze psico-sociologiche che accolga chi vi accede ed é in difficoltà....una tale figura é davvero necessaria, soprattutto in questi ultimi tempi in cui lo stress vissuto da chi deve confrontarsi con la sanità pubblica é veramente alto e spesso genera esasperazione e rabbia.
Anna Dinoi
ven 14 febbraio 08:43 rispondi a Anna DinoiLa guardia giurata fa il lavoro per cui è pagata. La domanda è: perchè la ASL ha sentito la necessitá di ricorrere alla vigilanza armata? Chiediamocelo anzicchè mettere in cattiva luce chi fa il proprio dovere
Gregorio
mer 12 febbraio 20:29 rispondi a GregorioSai !? Mi hai convinto, la prossima volta che mi reco alla ASL, vado con un BAZOOKA, ( chiaramente giocattolo) giusto per farlo prendere paura !!!!! 😨😱 No No tranquilli scherzo !!🤪🤣🤣🤣 Riflettendoci .. stiamo messi proprio male !!😮😩
Ale
mer 12 febbraio 17:13 rispondi a AlePurtroppo stiamo messi male molte volte non si possono neanche prendere i numeri perché quasi sempre guasti e bisogna cercare e chiedere chi e' l'ultimo arrivato , o perfino mandato una mail al direttore generale senza nessuna conseguenza
Cosimo
mer 12 febbraio 17:10 rispondi a CosimoBuongiorno maestro, è successo anche a me , solo però che sono andato i fondo ed ho scoperto il motivo. Al dss7 c'è molta gente , dipendenti sanitaservice che sono stati messi lì senza far nulla perché a loro dire hanno patologie per cui non possono neanche prendere una penna. Il Direttore ha le mani legate perché questi personaggi hanno agganci politici. Siccome questa gente gironzola tutto il giorno senza dare informazioni ai pazienti in arrivo, i vigilanti poverini sono sempre sotto stress. Bisognerebbe fare una raccolta firme per farli lavorare o almeno fare il minimo oppure mandarli a casa. Infatti se si entra si vedono queste maglie verdi gironzolare o alla macchina del caffè anziché gestire il traffico dei pazienti. Purtroppo i vigilanti sono altre vittime come noi pazienti. Che ne pensa di tutto ciò maestro? Possiamo intervenire in qualche modo secondo lei?
Tommaso
mer 12 febbraio 15:12 rispondi a TommasoPrenda provvedimenti quando sarà sindaco
Antonio Moscogiuri
mer 12 febbraio 13:59 rispondi a Antonio MoscogiuriÈ capitato pure a me qualche tempo fa. Mi presi una paura.Scherzo, ma fa riflettere
Alessandra Moscogiuri
mer 12 febbraio 10:15 rispondi a Alessandra MoscogiuriE' proprio il caso di dire che è un racconto disarmante ma molto veritiero, Maestro Arnò.