Lunedì, 14 Luglio 2025

Giudiziaria

La denuncia di due operatrici

Approcci sessuali sul posto di lavoro, condannato medico a Sava

Medico Medico

Due anni e un mese di reclusione, e tre mesi di interdizione dai pubblici uffici, oltre al risarcimento del danno da definire in separata sede. Si è chiuso così il processo di primo grado che ha visto alla sbarra un medico brindisino in servizio in una struttura sanitaria di Sava convenzionata con il servizio sanitario regionale.

Il professionista, di 72 anni, è stato condannato con l'accusa di violenza e molestia sessuale nei confronti di due educatrici sanitarie impiegate nella stessa struttura, parti civili nel processo mediante gli avvocati Marco Pomes e Alessandro Cavallo. La sentenza emessa ieri è stata pronunciata dalla giudice Paola D'Amico.

L'imputato è stato condannato per due dei tre episodi contestati. Il pm Francesco Sansobrino aveva chiesto la condanna a tre anni di carcere. Il medico, difeso dall'avvocato Alessandro D'Elia, era finito sotto processo per fatti che si sarebbero consumati tra il 2020 e il 2021 quando le due dottoresse avevano deciso di denunciarlo. Si era così aperto un fascicolo affidato al magistrato inquirente che al termine delle indagini aveva chiesto e ottenuto il processo concluso ieri con la condanna.

Tre i capi d'imputazione contestati al medico per altrettanti episodi di abusi, per uno dei quali la giudice D'Amico ha deciso l'assoluzione. Colpevole invece l'imputato, per gli altri due accaduti ad ottobre del 2020 e ad aprile del 2021.

Nel primo caso per il quale veniva contestato il reato delle molestie, il medico avrebbe vessato l'operatrice con «petulanti e biasimevoli apprezzamenti» sul suo aspetto fisico. Quel giorno l'allora 68enne medico avrebbe proferito questa frase all'indirizzo della sua assistente: «Visto che ci sei tu che sei una bella donna è normale che ci si masturbi», riferendosi al caso di un suo paziente sorpreso in atteggiamenti di autoerotismo.

Sempre in quella occasione il medico avrebbe espresso apprezzamenti sul fondo schiena della donna.

Il reato della violenza sessuale si sarebbe invece consumato in danno di un'altra educatrice del centro di cura. Nella sua denuncia la vittima aveva raccontato che l'imputato nella sua qualità di dirigente medico, durante i colloqui con i pazienti, entrambi seduti dietro la scrivania, l'avrebbe costretta a subire palpeggiamenti che consistevano nell'appoggiare la mano sulle gambe. L'uomo, inoltre, avrebbe poi passato la mano lungo la schiena scendendo sino in fondo lambendole il sedere.

Tutte accuse negate dal professionista che nell'ipotesi di condanna definitiva vedrebbe aprirsi le porte del carcere poiché la violenza sessuale è un reato ostativo per cui superati i 24 mesi di pena non è possibile godere della sospensione della pena. Certa, dunque, la scelta dell'appello a cui il suo avvocato di fiducia farà ricorso.

Nazareno Dinoi su Quotidiano di Puglia

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2 commenti

  • Cm
    mer 26 febbraio 08:00 rispondi a Cm

    Più che violenza a me sembra un linguaggio comunemente chiamato "da caserma". Inoltre l'aver detto che è conseguenziale alla sua avvenenza il masturbarsi di un paziente (di certo con problemi) a me sembra più un complimento sbagliato. Se i fatti si riducono solo a quanto nell'articolo il giudizio mi sembra spropositato. Si può rovinare un uomo per stupida faciloneria? A meno che non ci sia dell'altro.

    • Mimmo
      mer 26 febbraio 17:11 rispondi a Mimmo

      Condivido il tuo pensiero, a meno che non hanno spartito bene su qualcosa!

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