«Speriamo che il circo mediatico duri poco e che non si ripeta l'assalto delle telecamere e dei giornalisti in cerca di scoop. Siamo davvero stanchi». A tredici anni e mezzo dal delitto di Sarah Scazzi, che ha appassionato il Paese Italia e che ha dato ad Avetrana una inaspettata e scomoda notorietà, è questo il desiderio che domina tra gli avetranesi, infastiditi dal ritorno di un interesse non gradito.
Le persone sono diffidenti ed è veramente arduo intavolare un dialogo quando scoprono il motivo dell'approccio del cronista di turno. Ancora più difficile diventa conquistare un parere davanti alle telecamere. Ma il loro destino è segnato perché da domenica prossima, favorevoli o no, il ritorno di Michele Misseri che lascerà il carcere di Lecce riaprirà la caccia dei cronisti in cerca di un parere, di un pensiero, di un ricordo, brutto o bello che sia, di chi lo ha conosciuto. E già aprire bocca diventerà una notizia. L'inevitabile partirà domenica 11 febbraio, quando il contadino con il berretto grigio da pescatore lascerà il carcere di Lecce dove ha trascorso gli ultimi sei anni scontando con una riduzione di due anni degli otto della pena per soppressione di cadavere e falsa testimonianza.
Il 26 agosto del 2010, è storia ormai, l'allora 54enne portò in contrada Mosca, con la sua Panda rossa, il corpo ancora caldo della nipote Sarah Scazzi, uccisa, secondo tre sentenze, dalla moglie Cosima Serrano e dalla figlia Sabrina Misseri, entrambe condannate all'ergastolo.
Un delitto che ha acceso la fantasia di scrittori, studiosi, registi, che ha riempito ore ed ore di programmi televisivi e consumato fiumi d'inchiostro e che ora sta per conquistare nuovi spazi e fiorire nuove storie. In via Grazia Deledda, storica residenza dei Misseri e teatro del delitto, si cominciano a vedere ombre nuove. Sono i giornalisti che sondano il terreno. La villetta al civico 22 è ancora coperta dalla rete verde che ha perso il suo colore originale e si presenta danneggiata dal tempo.
Il portone della cantina custodisce ancora il famoso trattore che quel 26 agosto offrì a Michele il movente, mai creduto, per uccidere Sarah. I vicini entrano in fretta in casa e se qualcuno parla è per dire di non voler rispondere. Lo fa con inaspettata disponibilità (a differenza del sindaco Antonio Iazzi che si nega), l'assessore alle attività produttive, sport e tempo libero, Emanuele Micelli. «Nei giorni scorsi hanno visto delle persone entrare nella villetta», fa sapere l'assessore, tra i pochi disposti a trattare l'argomento «Misseri». Forse qualcuno mandato lì per pulire o solo per vedere le condizioni in cui si trovano le stanze che per 42 giorni, nel 2010, sono diventate familiari a tutti. «È una persona che ha pagato per quello che ha fatto e dovrà ricevere l'assistenza che spetta a tutti gli ex detenuti», afferma l'assessore che ammette di non aver ancora affrontato l'argomento con il resto dell'esecutivo comunale. «Non sarà facile per lui riconquistare gli spazi che occupava prima e non sappiamo neanche se avrà la possibilità di sostenersi economicamente; avrà una pensione, immagino, e sarà quella l'unica sua fonte di sostentamento dal momento che almeno per un anno la sua attività di agricoltore non potrà offrirgli niente», riflette l'amministratore preoccupato anche dello stato psichico del su concittadino. «Sarà uno shock per lui entrare e vivere da solo in quella casa con il rischio che si isoli e che rifiuti l'inserimento nella società», afferma ancora Micelli che pensa anche alle «inevitabili seccature» del tritacarne mediatico. «Si disse all'epoca che Avetrana avesse avuto dei vantaggi da questa terribile storia e che l'economia, soprattutto turistica, avesse goduto di una felice impennata, ma non è così e se così è stato, è durato poco; quando ero un ragazzo, Avetrana era conosciuta come località destinata ad ospitare una centrale nucleare, ora ci ricordano per questo bruttissimo fatto di sangue, una notorietà che avremmo preferito evitare, mi creda», conclude Micelli. In municipio la notizia della scarcerazione non viene ancora presa in considerazione.
La dirigete dei Servizi sociali, Rossana Saracino, ammette di essere impreparata sull'argomento. «Non sapevamo del ritorno del signor Misseri e al momento non è arrivata nessuna comunicazione dal Ministero della Giustizia che in questi casi ci invia il programma dell'Uepe (Uffici di esecuzione penale esterna, ndr), sempre ammesso che il caso rientri nelle misure previste; comunque darò indicazioni agli uffici e mi confronterò con l'amministrazione per adempiere a ciò che ci toccherà fare», promette l'assistente sociale del comune. Resta da capire a chi toccherà rendere abitabile in così pochi giorni la villetta di Via Deledda, a partire dalla fornitura elettrica e forse anche idrica, sicuramente sospese per morosità lunga di sei anni.
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Puglia
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1 commento
dodo
dom 4 febbraio 10:59 rispondi a dodoCerto sono problemi seri1 Mica chiacchiere.