Contribuenti savesi in tumulto per le mancate promesse del comune che non avrebbe mantenuto le promesse per riparare ad un suo errore di calcolo della tassa rifiuti relativa agli anni dal 2014 al 2017. In quelle annualità la quota variabile fu duplicata e chiesta più volte, contrariamente alle indicazioni date dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. A ricordarlo ora è la coordinatrice del Partito democratico di Sava, Ilaria Fabiano, che chiama in causa l’onorevole Daria Iaia all’epoca dei fatti sindaco.
L’allora sindaco Iaia, spiega Fabiano, si precipitò a tranquillizzare i cittadini dicendo loro che sarebbero stati rimborsati automaticamente della quota Tari calcolata in più. «Seguì l’affissione di manifesti a cura del Comune – fa sapere la segretaria dem -, in cui ufficialmente si invitavano i cittadini a presentare domanda di rimborso con indicazioni delle coordinate bancarie ove operare l’accredito».
Alle istanze dei cittadini, spiega ancora Fabiano, «non seguì alcun rimborso al punto che decine e decine di cittadini proposero ricorso alla competente Commissione tributaria e il Comune, anziché dar seguito ai rimborsi, come promesso, si difese dai cittadini, costituendosi in giudizio, pagando professionisti per difendersi e, di fatto, negando il rimborso (che era un diritto dei cittadini, per come dichiarato dallo stesso Iaia)».
Ad oggi, sostiene sempre la coordinatrice del Pd cittadino, solo chi ha presentato ricorso ha ottenuto il rimborso «e, come se non bastasse, incomprensibilmente per alcuni giudizi – aggiunge -, l’Ente ha proposto appello in secondo grado (ancora pendente) mentre per altri non si è neanche costituito in primo grado e per altri ancora la sentenza di primo grado è passata in giudicato per mancata impugnazione».
Così le conclusioni. «Chi ha presentato istanza di rimborso e si è fermato, non proponendo ricorso, non ha visto un euro, vedendo così calpestato quello che era stato dichiarato “un diritto del contribuente”. Incoerenza, inaffidabilità e promesse non mantenute, dunque, a danno dei cittadini, calpestati nei loro diritti e costretti a pagare ingiustamente».
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