
MANDURIA - E’ la vittoria di Davide contro Golia quella sancita dalla sentenza del tribunale civile di Taranto che ha accolto la denuncia del proprietario di un piccolo casolare di campagna condannando una multinazionale dell’energia rinnovabile che dovrà smantellare una cabina elettrica e pagare trentamila euro di risarcimento danni al suo vicino. L’atto in questione, emesso ieri, porta la firma del giudice onorario Claudia Giannotte che ha trattato il caso di un cittadino di origini svizzere, Dominik Hertach, proprietario di un immobile nelle campagne tra Manduria e la sua marina di San Pietro in Bevagna, contro la «Eds Infrastrutture», una società per azioni di origini siciliane con diverse sedi in altri paesi europei e con molti interessi nel settore delle energie rinnovabili, trasporti, telecomunicazioni e global service di ampia scala. Un colosso nel suo settore, titolare, tra le tante, di una stazione fotovoltaica in una zona rurale di pregio (località Demani) situata su una terrazza naturale con vista mare distante circa tre chilometri dallo Jonio. Un paesaggio di cui si è innamorato il cittadino svizzero che ha deciso di investire acquistando un appezzamento dove ha realizzato un’abitazione per la villeggiatura.
Un bene goduto per poco perché nel 2014 la «Eds Infrastrutture» con una società del posto, la «Agricola Marina Srl», ha puntato proprio lì i suoi interessi del fotovoltaico montando una foresta di pannelli solari. Un pugno nello stomaco per il vicino svizzero che nel 2015 ha deciso di chiamare in causa le due società ritenendole responsabili della modifica del paesaggio ma soprattutto di aver edificato a pochi metri dall’abitazione una cabina elettrica con trasformatori e macchinari che emettono rumori insopportabili.
Decisivo, ai fini delle decisione, è stato il parere espresso dal consulente tecnico, nominato dal giudice, autore di una perizia che non ha lasciato scampo alle società denunciate. E’ emerso dunque che la cabina elettrica a servizio dell’impianto, pur rispettando le distanze minime di sicurezza previste dallo strumento urbanistico del comune di Manduria, produce rumori che «superano i limiti previsti dalla legge » e sono udibili dall’interno del fabbricato del turista, pertanto «costituiscono elemento di disturbo – scrive il tecnico -, che non consente la permanenza di persone nel fabbricato rendendolo, quindi, inidoneo all’uso abitativo».
E’ bastato questo al giudice per condannare l’impresa a demolire la cabina e ad edificarla nella parte più lontana dall’abitazione dello svizzero. Non solo. Accogliendo la richiesta dell’avvocato Francesco Di Lauro, difensore del denunciante, la giudice Giannotte ha inoltre condannato le due società a farsi carico del deprezzamento immobiliare della casa rurale per una somma pari a trentamila euro da versare allo svizzero, oltre a tutte le spese del processo e parcelle legali pari a circa diecimila euro.
Nazareno Dinoi
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