Basta essere proprietario di un’area priva di norme tecniche di attuazione e sul lotto di terreno del fortunato proprietario si potrà realizzare qualunque tipo di insediamento.
Lo si legge nella delibera n.46/2018 della Commissione Straordinaria in cui i nostri attuali amministratori, con i poteri della Giunta, hanno autorizzato la costruzione di una palestra, di un negozio e un bar in favore di una società sportiva.
Mentre gli sfortunati proprietari di terreni che avevano una loro disciplina nel Prg, con vincoli poi decaduti, sono stati costretti a rivolgersi al Tar perché nominasse un commissario ad acta che provvedesse a dare una nuova destinazione all’area – spesso col risultato di vedersi confermata quella decaduta – le aree bianche o prive di norme attuative sin dall’origine (così si dice) non hanno bisogno di percorrere l’intricato percorso della variante al Prg, con coinvolgimento del Consiglio Comunale e della Regione, ma possono direttamente accordarsi col Comune il quale, sulla base di un interesse pubblico neppure evidenziato nella delibera pubblicata all’Albo Pretorio né sulla indisponibile convenzione, concederà o meno – a discrezione – il permesso di costruire.
C’è qualcosa che non quadra. Se le norme di attuazione vengono approvate col Prg dal Consiglio perché quando esse mancano dovrebbe provvedere la Giunta?
Quale sarà per la comunità manduriana il vantaggio derivante dalla edificazione di così consistenti volumi?
Non c’è che dire, il Dirigente dell’Area tecnica ha dato avvio ad una prassi urbanistica innovativa che, si spera, non prenda piede in città, per evitare una dissennata attività edificatoria che si traduce, di fatto, in una discriminazione rispetto ai tanti altri cittadini, privi magari di sponsor politici come pare sia accaduto nel caso di specie.
Ma queste cose, ovviamente, la Commissione Straordinaria venuta a risanare Manduria dalla mafia non è detto che le conosca. E il Dirigente?
Mario Rossi
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