Domenica, 30 Giugno 2024

Giudiziaria

Vincenzo Stranieri deve rispondere di furto e minacce

Delitto del cavalcavia, la parola alla difesa di "stellina"

’’Stellina’’ in aula con l’avvocato Bullo ’’Stellina’’ in aula con l’avvocato Bullo

È toccato alla difesa di Vincenzo Stranieri ieri parlare nell’aula Alessandrini della Corte d’assise del Tribunale di Taranto dove è in corso il processo per l’omicidio del ventunenne leccese di etnia rom, Natale Naser Bahtijari, ferito gravemente nella notte tra il 22 e il 23 febbraio del 2023 e lasciato morire nel terrapieno di un cavalcavia nelle campagne di Manduria. Per il delitto sono accusati tre giovani manduriani, Vincenzo Antonio D'Amicis, 23 anni imputato principale e i 25enni Simone Dinoi e Domenico D'Oria Palma. Per il primo il pm Milto Stefano De Nozza ha chiesto l’ergastolo, 28 e 26 anni rispettivamente agli altri due.

A prendere la parola ieri è stato l’avvocato Michele Iaia del collegio difensivo del 63enne manduriano Vincenzo Stranieri, nonno di D’Amicis ed ex boss della sacra corona unita conosciuto come «stellina» per il marchio pentastellato tatuato sulla fronte. L’uomo in questo processo deve rispondere di rapina aggravata. Insieme al nipote, sostiene l’accusa, si sarebbe impossessato della macchina con la quale la vittima si era recata a Manduria in compagnia di due ragazze leccesi, due sorelle, le quali sarebbero state strattonate e costrette con le minacce a lasciare l’auto. Nonno e nipote a bordo della nuova Fiat 500 si sarebbero poi recati alla periferia della città lasciandola in un tratturo senza toccare niente. Ad accusare «stellina» sono le due ragazze che nei verbali d’interrogatorio hanno raccontato la loro versione riportando le parole del 63enne.

In più di un ora di discussione ieri il suo avvocato, Iaia, ha cercato di demolire la credibilità delle due sorelle facendo rilevare diverse contraddizioni nel loro racconto. Puntando anche sulla presunta veridicità delle frasi proferite da Stranieri affetto da una difficoltà di linguaggio dovuta ad un intervento chirurgico per un tumore alle corde vocali. Impossibile, secondo l’avvocato Iaia, che le due ragazze abbiano sentito distintamente le parole minacciose dell’imputato. Per lui De Nozza ha chiesto una pena a 12 anni di carcere. L’udienza è stata rinviata al 4 luglio quando toccherà alle difese dei tre presunti assassini che rispondono di concorso in omicidio pluriaggravato dai motivi futili, dall'avere agito con crudeltà e dal metodo mafioso; di tentata distruzione e soppressione di cadavere; di concorso in porto in luogo pubblico di armi da punta e da taglio; di detenzione illegale e ricettazione di arma e relativo munizionamento. Il collegio difensivo degli imputati è affidato agli avvocati Armando Pasanisi, Franz Pesare, Lorenzo Bullo e Massimo Chiusolo.

Nessun dubbio, per il pm, sul movente da ricondurre al mancato pagamento di una fornitura di droga che i tre manduriani avevano precedentemente acquistato dal fratello di Bahtijari e che quella sera avrebbero dovuto saldare consegnando il denaro al giovane venuto per riscuotere. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, all’arrivo a Manduria il ventunenne leccese si sarebbe incontrato con D’Amicis e D’Oria Palma che lo avrebbero portato nel bar Bunker del centro storico dove sarebbe avvenuta una prima violenta aggressione. Già gravemente ferito, Naser Bahtijari sarebbe stato portato fuori dove ad aspettare i tre c’era Dinoi, l’unico quella sera ad avere la disponibilità di una macchina. I quattro si sarebbero poi recati alla periferia della città messapica dove si sarebbe consumato il delitto.

Nazareno Dinoi

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