
Sarà presentato questa sera, nel cortile della chiesetta Santissima croce del Parco archeologico dei Messapi, il libro scritto da Nazareno Dinoi, dal titolo «Dentro una vita», sull’ex boss Vincenzo Stranieri. Il libro racconta Manduria negli anni delle violenze e dei crimini marchiati dalla Sacra corona unita di Pino Rogoli e dalla Camorra di Raffaele Cutolo. Un periodo che ricorda fatti di sangue e di violenze accaduti in terra messapica dove sono cresciuti gruppi criminali (clan Stranieri e clan Cinieri) che hanno poi avuto un ruolo determinante nello scacchiere della criminalità organizzata pugliese.
A presentarlo, oltre all’autore e al saluto del sindaco di Manduria, Paolo Tommasino, ci saranno i deputati Radicali eletti nella lista del Pd, Elisabetta Zamparutti e Maurizio Turco e Sergio D’Elia, segretario nazionale dell’Associazione Nessuno tocchi Caino e autore della prefazione del libro. Sarà presente anche l’editore di Reality Book, Federico Tantillo di Roma. Offrirà la sua testimonianza Anna Stranieri, figlia di Vincenzo. L’avvocato Lorenzo Bullo, infine, difensore del boss, illustrerà le ultime vicende giudiziarie del detenuto speciale. Lo scrittore Giuse Alemanno modererà gli interventi. La manifestazione sarà registrata e trasmessa integralmente dall'emittente nazionale Radio Radicale. La prima presentazione del libro si è avuta ieri a San Cesario di Lecce (foto) mentre il 25 giugno ci sarà quella nazionale a Roma nella sede del partito Radicale alla presenza, tra gli altri, di Marco Pannella.
Il libro
Stranieri, detto Stellina, protagonista indiscusso della malavita locale, affiliato alla Camorra napoletana prima di dirigere un ramo importante della potente quarta mafia italiana fondata da Rogoli, si racconta in questo libro aprendosi al mondo dopo diciotto lunghi anni di isolamento totale. Il libro edito da Reality Book di Roma con prefazione di Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, è strutturato in due parti che corrono parallelamente incrociandosi su episodi specifici. Una parte è scritta dall’autore e comprende la storia giudiziaria del boss: i primi furti d’auto sino al sequestro di persona e il traffico di droga che riesce a gestire anche dal carcere dove è rinchiuso ininterrottamente da 26 anni, 18 dei quali in 41 bis.
Gli episodi di cronaca giudiziaria ripresi da documenti ufficiali di varie procure, verbali di pentiti, rapporti investigativi e ricordi di chi ha conosciuto il boss manduriano, s’intrecciano con i ricordi di Stranieri che dal carcere riesce a scrivere un lungo memoriale dove si racconta e si apre al mondo. I suoi racconti, 44 in tutto, sono pugni nello stomaco, il condensato di una non-vita vissuta tra quattro mura in completo isolamento, carica di violenze fisiche e psicologiche, di privazioni dei bisogni più elementari ed essenziali per un uomo come quello di poter sfiorare i propri cari o di sentire la loro voce reale e non filtrata dall’interfono della sala dei colloqui e dal pesante vetro che li separa. Una totale privazione degli effetti e persino della religiosità che per lui, in questi anni di prigionia, è divenuta essenziale. Dentro una vita non ha lo scopo di redimere nessuno né di giustificare i terribili delitti compiuti in quegli anni di cui Stranieri è stato artefice e protagonista. Vuole solo essere un punto di riflessione sul concetto di pena e di quanto sia sottile il confine con la punizione, la tortura e, in definitiva, con la morte psicologica di una persona.
Nei suoi racconti Stranieri esterna più volte non il suo pentimento per i reati di cui si è macchiato che, tra l’altro, non ammette ancora, ma ogni rigo, ogni parola è intrisa di un ravvedimento radicale. Sa di aver sbagliato, è ossessionato dall’idea che altri come lui possano ripercorrere il suo calvario, invita i giovani a non imitarlo, si pente di aver seguito i consigli peggiori. Lui è consapevole di aver regalato la sua vita e quella dei suoi cari ad un concetto di onore che gli ha chiesto troppo e che, nonostante tutto, ha voluto rispettare sino all’estremo limite della perdita della ragione. Perché il boss è cambiato, la sua mente è minata da 32 anni di prigionia, 26 dei quali ininterrottamente e 18, gli ultimi, di 41 bis.
Fernando Filomena
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.
15 commenti
leonardo
ven 8 ottobre 2010 01:59 rispondi a leonardoil 41bis e una tortura.i detenuti con questo regime sono seppelliti vivi nel vero senso della parola.si dovrebbe fare piu luce su questa TORTUTA DI STATO.
enrico
ven 23 luglio 2010 12:08 rispondi a enrico26 anni di galera chi ha ucciso quest'uomo per meritarsi tutto questo.
grazia
gio 24 giugno 2010 06:58 rispondi a graziaingegnosa la tua domanda raffaele direi che hai capito in pieno la situazione di stranieri. ma lo volete capire che ormai e un fatto politico, con o senza il pentimento e sempre lui il capo espiatorio di tutto. aprite gli occhi ragazzi non dormite o non fingete di non sapere o capire.un bacio anna
Raffaele
lun 21 giugno 2010 01:10 rispondi a Raffaelecondivido in pieno il commento di Gregorio riguardo alla presenza delle istituzioni... voglio fare una domanda piu' che ovvia,e che avranno fatto mille volte:ma se questo signore sa di aver sbagliato perche' non si pente?
mary
lun 21 giugno 2010 11:31 rispondi a maryil fatto che ci sia gente che si nasconde probabilmente (anzi, sicuramente!!!!) dovuto proprio al fatto che tuttora questa gente incute un qualche timore!!!! e allora, proprio il fatto che i dissidenti continuano a nascondersi un segnale che dovrebbe far riflettere i garantisti!!!! se davvero si volesse un dialogo costruttivo, a volto scoperto, che dessero segnali concreti, tangibili, chiariiiiii di pentimento
Gregorio
lun 21 giugno 2010 10:59 rispondi a GregorioCerto che, a pensare che degli esponenti politici, tra cui anche un sindaco (e cosa peggiore rappresentante di una citt che ha pagato il pi alto prezzo in termini di criminalit negli anni passati, presenzino ad un evento del genere, dove oltre alla presentazione di un libro ( il quale, sinceramente non vedo quanto interesse potr riscuotere da parte dei lettori, se non altro per il contenuto) si vuol tentare di far passare un boss mafioso per un martire della giustizia, e poi magari gli stessi rappresentanti istituzionali sono gli stessi che ogni anno partecipano alle celebrazioni commemorative in onore ai giudici Falcone e Borsellino, persone che sono morte per combattere la stessa mafia....beh..questo mi sembra veramente troppo. Allora cerchiamo di ripristinare quel filo, seppur sottile ormai, che divide la legalit dall'illegalit, la colpevolezza dall'innocenza, ma soprattutto la brava gente da chi bravo no ....e smettiamola di far pas
Gregorio
lun 21 giugno 2010 10:59 rispondi a Gregoriosare sempre per eroe (parlo in generale ovviamente) chi invece non meriterebbe nemmeno attenzione pi di tanto! C' un detto che purtroppo recita: "chi causa del suo mal, pianga se stesso". E chi sbaglia... giusto che paghi!!
mimma
lun 21 giugno 2010 08:15 rispondi a mimmaPERCH NON MI AVETE PUBBLICATO IL COMMENTO DI IERI SERA?
mimma
lun 21 giugno 2010 07:43 rispondi a mimmale persone per bene, quelli che si accontentano dei modesti guadagni che si possono ricavare da un lavoro onesto, di solito formano una famiglia e possono veder crescere i propri figli, mi sembra piuttosto ovvio che se invece si commettono dei reati e si va ad occupare le patrie galere il mondo FUORI va avanti mentre i carcerati rimangono DENTRO
gabriella
dom 20 giugno 2010 11:34 rispondi a gabriellaecco perche' vicenzo stranieri,aveva successo.perche' i manduriani,si nascondono.se i manduriani finalmente reagissero, stranieri, avrebbe avuto solo calci in culo,oppure lasciato nella gabbia delle galline come da piccolo. Auguri sinceri, perche' si rimetta al piu' presto, in salute.
DANIELA
dom 20 giugno 2010 10:15 rispondi a DANIELA@F. F.: sig. f.f. lei deve essere uno di quelli che non dice una parola su pedofili, maniaci, persone disturbate che commettono atrocit e che se anche arrestati vengono rilasciati o condannati con pene irrisorie, ma poi si permette di fare dell'ironia su un "PADRE" che non ha potuto vedere crescere i suoi figli o vivere le pi piccole gioie della vita. Io in questa storia vedo questo, tutti possiamo sbagliare non capisco perch a certa gentaglia gliela si da una possibilit e a un uomo le cui accuse non sono mai state comprovate no. In quanto a lei cos tutta questa indisponensa? Cos'? Per caso da piccolo le rubavano le caramelle...?!
dorella
dom 20 giugno 2010 08:45 rispondi a dorellasiamo solo bravi a nasconderci.....la vostra e pura ignoranza....questa e manduria purtroppoooooo
ANNA STRANIERI
dom 20 giugno 2010 10:09 rispondi a ANNA STRANIERI@tt : Saresti potuto intervenire ieri sera, sai, a differenza di tutti voi noi non ci nascondiamo e mio padre nn vuole la santit.
tt
dom 20 giugno 2010 09:30 rispondi a ttPerch non lo facciamo SANTO!!!!!!!
F. F.
sab 19 giugno 2010 02:04 rispondi a F. F.Davvero, ci vuole teroppo "sense of humour" p0er prender parte a questa svehnevole manifestazionev di buonismo e garantismo di Emiliofediana memoria. La comicit alle volte non ha limiti nel mondo delle scritture giornalistiche. Se un "dirigente" del crimine organizzato si macchiato di crimini molto vistosi ed eclatanti, il 41bis ci sta tutto. Qui si attua un vittimismo inutile, che fa perdere di credibilit altre e pi opportune manifestazioni di dissenso verso un "sistema" che a volte tende a calcare la mano. Concludendo, si tratta unicamente di carcere duro, dato ad un uomo che non ha fatto "errori di giovent", ma CRIMINI. Non stato condannato a morte, carcere duro. Punto.