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Il�Fonte Pliniano con�i misteriosi simboli dei trulli di Alberobello
Il Fonte Pliniano con i misteriosi simboli dei trulli di Alberobello | © n.c.MANDURIA - Anche a Manduria anticamente erano ben visibili i misteriosi segni che vediamo ancora oggi sui tetti dei trulli di Alberobello. Non potevano trovarsi che nel luogo più mistico e ricco di storia della città messapica: il Fonte Pliniano. Erano stati dipinti con pittura a calce, la stessa pittura che veniva utilizzata per imbiancare le pareti esterne ed interne delle abitazioni, usata come disinfettante e sinonimo quindi di purificazione. Qualche giorno fa, sul profilo di Facebook di Gregorio Fragola, un grande appassionato delle bellezze architettoniche e artistiche della città messapica e collezionista di foto d’epoca, è stata pubblicata una vecchia immagine del Fonte Pliniano che vi riproponiamo, nella quale è possibile vedere come anticamente sulla facciata erano rappresentati tre grandi simboli dipinti probabilmente dal custode del tempo. A sinistra il “segno del Golgota” o “croce del Golgota”, una montagna stilizzata con sopra una croce, un simbolo cristiano molto usato che rappresenta il monte Calvario, appena fuori Gerusalemme, su cui secondo i Vangeli salì Gesù per essere crocifisso. Al centro, intorno alla porta di ingresso, un altro simbolo di non facile identificazione, forse un ostensorio; al lato destro invece sembrerebbe un calice eucaristico. Chi ha dipinto questi simboli avrà voluto certamente riprendere i graffiti che sono ancora ben visibili sulla parete accanto alla scalinata in fondo alla grotta. Questi testimoniano il passaggio dei pellegrini che usavano incidere sulle pareti in particolare delle chiese, delle cripte rupestri o in qualsiasi altro luogo di culto che incontravano durante il loro tragitto. Presumibilmente Lu Scegnu, così come viene anche definito il fonte citato da Plinio il Vecchio, non era stato solo un luogo di culto per le popolazioni di più di duemila anni fa ma anche in epoche più recenti, dall’alto medioevo fino al XIII secolo. Fino agli inizi del ‘900 questi segni era facile vederli sui trulli, sulle pajare sulle facciate delle abitazioni di campagna, erano simboli magici legati all’oroscopo e ai segni zodiacali pagani e figure propiziatorie non solo di origine pagana ma anche cristiana. Nel 1940 sono stati censiti più di duecento simboli diversi. Col tempo sono andati via via scomparendo lasciando il posto, a seconda della cultura, della religione di provenienza e del ceto sociale delle famiglie, a mascheroni apotropaici scolpiti sui portali dei palazzi o delle immagini sacre contenute in nicchie sulle facciate degli edifici. Nelle comuni case sono stati sostituiti anche da forbici aperte o staffe di cavallo incise nel cemento per difendersi dal malocchio.
Katja Zaccheo
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