
Non si arresta il dibattito sulla paventata chiusura dell’ufficio del giudice di pace di Manduria dipendente dei quattro comuni consorziati di Sava, Maruggio, Avetrana e di Manduria che ne è capofila. Dopo l’intervento del sindaco di Sava, Dario Iaia, che si è detto disposto a sostenerlo e quello di tutt’altra specie dell’avvocatessa Stefania Desantis che preferirebbe invece chiuderlo, si registra oggi la presa di posizione dell’Associazione forense messapica. Attraverso il suo presidente Antonio Casto, l’Afm ha prodotto un documento indirizzato ai commissari straordinari del comune di Manduria, ai sindaci degli altri enti consorziati e per conoscenza ai magistrati della giudicatura di pace di cui si rischia la soppressione. Ricordando la «imprescindibile esigenza di mantenere sul territorio il presidio di giustizia», il rappresentante dell’avvocatura associata rivendica la presenza di una propria rappresentanza all’incontro che si terrà il prossimo 10 gennaio nel municipio manduriano, tra tutti sindaci interessati, con all’ordine del giorno le problematiche alla base della possibile chiusura dell’Ufficio. Ad allarmare il presidente dell’Afm, avvocato Casto, è la lettera che il presidente del tribunale di Taranto ha inviato al Ministero della Giustizia, già in data 19 dicembre scorso, in cui si chiede di dismettere le funzioni della sede manduriana e di trasferire tutto a Taranto.«Il servizio pubblico reso dall’Ufficio del Giudice di Pace di Manduria – scrive Casto - non potrà essere interrotto senza che siano ravvisabili gravi responsabilità non solo amministrative, ma anche penali» e per questo «si sottolinea ancora una volta la imprescindibilità di un presidio di giustizia per un territorio già martoriato sotto più profili».
Mettendo i sindaci dei comuni di fronte alle rispettive responsabilità, il presidente dell’associazione forense li invita «senza dilazione, ad adempiere agli impegni già presi con la convenzione consortile del 27 giugno 2014, assumendosi in modo chiaro sin dalla indetta riunione le responsabilità, anche nella denegata ipotesi di chiusura dell’Ufficio». Accordi più volte disattesi, fa notare l’avvocato Casto, «per cui ad oggi si profilano gravi inadempimenti agli obblighi assunti dai comuni».
Lo scopo dell’incontro programmato per il 10 gennaio, suggerisce il portavoce dell’Associazione forense messapica, è quello di invitare il presidente del tribunale di Taranto «e comunque tutti gli organi preposti, a revocare la richiesta di chiusura».
Nella lettera di Afm firmata anche dal vicepresidente Dario Duggento, non si fa riferimento diretto alle dichiarazioni dell’avvocatessa Desantis («meglio chiudere l’ufficio perché dannoso»), se non con un latente ma significativo passaggio in cui si esortano le istituzioni «a fornire il proprio contributo, al netto di facili ma dannose speculazioni di carattere estemporaneo che abbiano altre finalità».
Nazareno Dinoi
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