Sabato, 22 Febbraio 2025

Cultura

La ricostruzione fatta da due descendenti

La storia del soldato manduriano che non tornò mai dal fronte

Il soldato disperso Il soldato disperso

«Se ritardo a scrivere non preoccuparti che noi siamo in marcia verso il nostro destino, a Dio cara». Da queste poche parole indirizzate alla madre, scritte dal fronte pochi giorni prima della sua scomparsa, del soldato manduriano Vittorio Stano, classe 1915, non si è più saputo niente. Quella lettera premonitrice, ritrovata tra le vecchie cose di famiglia da due discendenti del soldato scomparso, Sara Stano con la figlia Marta, è partita la ricerca delle due donne che sono riuscite ha ricostruire gli ultimi giorni di vita del loro lontano parente.

A spingere la loro curiosità è stato il ritrovamento in un vecchio mobile della lettera che la madre del soldato, per sempre alla ricerca disperata del figlio che non tornava dal fronte, scrisse all’allora Ministro della Guerra. Ecco il testo.

«Eccellenza, sono la madre del fante Stano Vittorio quale dal circa un anno che non ho sue notizie. Prego Vostra eccellenza di volermi dare sue notizie perché non saprei più dove rivolgermi. Manduria, 14 aprile 1942, firmato: Stano Immacolata».

Presentando domanda di accesso agli atti in vari uffici, dal Distretto militare al Ministero sino al Sagrato militare dei caduti d’oltremare di Bari, Sara e Marta hanno trovato le ultime tracce dello sfortunato avo.

Inizia così l’incredibile e tristissima storia di Vittorio, bracciante agricolo manduriano che a 21 anni fu richiamato alle armi e arruolato nel 226simo reggimento fanteria impegnato nella campagna di guerra in Albania.

La chiamata alle armi

Il 4 giugno del 1940, il postino bussò alla porta dell’umile casa della famiglia Stano, in via Case Nuove a Manduria, e consegnò il telegramma della chiamata alle armi di Vittorio. Quattro giorni dopo il giovane manduriano fu imbarcato su una nave che salpò dal porto di Bari destinazione Albania. Il 9 giugno sbarcò con il suo reggimento al porto di Valona.

Dall’11 giugno il suo plotone fu mobilitato per lo stato di guerra. Circa cinque mesi dopo, esattamente il 17 novembre del 1940, fu coinvolto negli scontri sul fronte greco albanese.

L'ecatombe di Golloborda 

Il 28 ottobre iniziarono le operazioni con 116.000 uomini su un fronte di 150 chilometri. L’operazione risultò mal pianificata e mal preparata: i soldati italiani si ritrovarono in inferiorità numerica e in una difficile situazione logistica rispetto ai Greci e vennero respinti fin dentro i confini albanesi dove si persero le tracce del soldato manduriano.

Il 17 febbraio del 1941 il comando militare del reggimento fanteria rilasciò la dichiarazione della sua irreperibilità.

Grazie alle continue ricerche di Sara e Marta si è saputo che il povero soldato ha ricevuto delle onorificenze postume, delle quali la famiglia non aveva mai saputo niente e che sono state consegnate: la croce al merito di guerra e una Stella del periodo bellico 1940-1943.

Sulla targa dei manduriani che hanno partecipato alla guerra che si trova sulla facciata del vecchio municipio di Manduria, il nome di Vittorio Stano compare tra i dispersi. Ufficialmente ancora presunto deceduto.

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