L’aggressore della soccorritrice del 118 di Manduria, arrestato in flagranza differita così come prevede la nuova norma che inasprisce le pene contro chi arreca danni al personale della sanità, ha lasciato gli arresti domiciliari. L’uomo di 51 anni è accusato di essersi avventato sull’operatrice dell’ambulanza che lui stesso aveva chiamato perché sua madre gravemente malata aveva bisogno di cure urgenti. Nell’udienza di convalida che si è tenuta ieri nel Tribunale di Taranto, il gip Benedetto Ruberto ha disposto per l’indagato la misura meno restrittiva dell’obbligo di firma. Assistito dal suo avvocato di fiducia, Alessandro Cavallo, il 51enne savese si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato delle spontanee dichiarazioni. Sostanzialmente per scusarsi nei confronti della donna da lui ferita e per spiegare che la sua reazione violenta era dovuta alla preoccupazione per le gravi condizioni della madre che all’arrivo dell’ambulanza era già morta o almeno così lui credeva. Mostrandosi dispiaciuto ha poi ricordato al gip il suo dolore per non aver potuto assistere ai funerali della madre che erano in programma il giorno del suo arresto ai domiciliari e nemmeno alla tumulazione della salma prevista per ieri. Tutto per un colpo di testa che è costato al savese l’infelice primato di essere il primo in provincia di Taranto a cui viene applicata la nuova legge dell’arresto in flagranza differita di chi aggredisce lavoratori della sanità in servizio. La nuova norma decisa dal legislatore per mettere un freno ai numerosi casi di violenza nei confronti di lavoratori della sanità, oltre all’arresto in flagranza differita, prevede una pena aggravata per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie, pubbliche o private, la reclusione da uno a cinque anni e la multa fino a diecimila euro.
L’episodio è avvenuto sabato scorso intorno a mezzogiorno. A quell’ora l’uomo ha chiamato il numero unico delle emergenze per l’anziana madre che era stata colta da malore. All’arrivo dell’ambulanza partita dalla postazione di Manduria, distante circa sette chilometri, il cinquantunenne l’avrebbe accolta tirato dei pugni sul finestrino del lato autista lamentando dei ritardi. I tre dell’equipaggio, un infermiere, un autista-soccorritore e la soccorritrice sono entrati in casa evitando l’uomo che inveiva nei loro confronti accusandoli di averci messo troppo tempo per arrivare. Seguendo altri parenti che cercavano di calmare il figlio fortemente esagitato, i sanitari si sono preoccupati dell’anziana che era distesa sul letto priva di coscienza. Il medico che sopraggiungerà subito dopo accerterà l’avvenuto decesso della 83enne per cause naturali.
Mentre la soccorritrice si apprestava ad allestire la necessaria strumentazione medica, l’indagato si sarebbe avventato su di lei strappandole dalle mani con violenza l’apparecchio medicale facendola quasi cadere e procurandole una forte contusone del polso destro. Oltre a questo, rivolgendosi a tutti gli operatori intervenuti, l’aggressore continuava gli insulti con la frase: «fanno bene poi a picchiarvi».
Al termine dell’udienza l’avvocato Cavallo ha chiesto ed ottenuto la revoca dell’arresto facendo notare che la morte della madre faceva cadere la possibilità per l’indagato di reiterare il reato. Il suo assistito dovrà quindi presentarsi ogni giorno alla caserma dei carabinieri per appore la firma sull’apposito registro.
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1 commento
Marco
oggi, mer 4 dicembre 13:41 rispondi a MarcoNon capisco perché gli hanno impedito di stare con la madre al suo funerale e alla tumulazione. Nemmeno ai mafiosi vengono vietati i funerali o sbaglio??