Giovedì, 24 Aprile 2025

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Noi ultrà abbiamo diritto alla verità

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Siamo giunti alla fine di una stagione lunga, pesante e piena di incertezze. Una stagione che ha lasciato strascichi importanti sia dentro che fuori dal campo. Strascichi che colpiscono la squadra, la società, ma soprattutto noi tifosi, la gradinata, chi da sempre rappresenta con passione i colori di Manduria.  

Ad oggi, incredibilmente, non sappiamo ancora quale sarà il nostro destino sportivo: non è chiaro se affronteremo i playout o se verremo retrocessi direttamente in Promozione. Un’incertezza che fa male, perché non riguarda solo la classifica, ma l’identità e il futuro di un’intera piazza.  Ci resta solo una speranza: che la storica matricola100 possa arrivare a compiere il suo centenario. Sarebbe un traguardo importantissimo, un orgoglio per tutta la città. Ma il rischio che questa storia si interrompa proprio ora è reale.  E come se non bastasse il disastro sportivo, negli ultimi giorni abbiamo ricevuto un colpo durissimo. Sono arrivati altri 19 DASPO, totalmente ingiustificati. Si aggiungono a quelli dell’anno scorso, e oggi sono circa 30 i ragazzi colpiti da questi provvedimenti. Numeri assurdi per una città come Manduria. Una vera persecuzione.  Ma da cosa nasce tutto questo? Dalla nostra solita camminata di gruppo dal chiosco allo stadio. Un tragitto di 600-700 metri, fatto di cori, bandiere e passione. Un rito che portiamo avanti da più di vent’anni, e che è parte integrante della nostra identità.  Questa volta, però, le autorità hanno deciso che si trattava di una “manifestazione non autorizzata”. Come se esprimere l’amore per la propria squadra fosse diventato un reato. E non si sono fermati lì: ci accusano addirittura di aver bloccato il traffico, di aver danneggiato auto e abitazioni, di aver cercato lo scontro con la tifoseria ospite, e – per finire – di aver minacciato verbalmente giocatori e staff.

Accuse gravi. Tutte completamente infondate.  A dimostrarlo sono le dichiarazioni pubbliche degli stessi giocatori e dirigenti, che hanno smentito categoricamente qualsiasi forma di intimidazione o minaccia. Eppure, questi DASPO sono stati emessi in fretta e furia, senza nemmeno garantire il diritto alla difesa. Nelle 48 ore successive alla notifica, non è stato depositato alcun atto, e proprio per questo motivo l’obbligo di firma è decaduto per molti ragazzi, perché stava violando apertamente la libertà personale.  Ma cosa avrebbero dovuto depositare, se non è successo nulla?  E allora ci chiediamo: perché tanto accanimento? Perché questo clima da caccia alle streghe? Qual è il vero obiettivo? Davvero qualcuno fa carriera, ottiene promozioni o aumenti salariali in base al numero di diffide che riesce a emettere?  Nel frattempo, a Manduria, i problemi veri restano: disagio sociale, criminalità, abbandono delle periferie, strutture sportive al collasso. Ma l’unico “problema” da combattere, per qualcuno, è il tifo organizzato. Un movimento che da oltre 40 annisostiene i colori biancoverdi ovunque, con dignità, coerenza e passione.  No, non ci stiamo. Quello che è accaduto è tutto premeditato, studiato a tavolino. E sapete cosa fa ancora più rabbia? Che nessuno ci ha avvisati, nessuno ha avuto il coraggio o l’onestà di dirci cosa stavano preparando. Solo alcuni esponenti della società ci hanno chiesto cosa avevamo in programma, e noi, come sempre, abbiamo risposto con trasparenza: “Faremo quello che facciamo da una vita, una passeggiata verso lo stadio”. E così è stato.  

Una semplice camminata collettiva, con qualche coro per la squadra e uno striscione che diceva:  “Comune e società, rispetto per i colori della città”.  Dove sarebbe l’istigazione? La minaccia? La violenza? Non abbiamo bloccato il traffico.  Non abbiamo danneggiato nulla.  Non abbiamo cercato scontri con nessuno.  Non abbiamo minacciato giocatori o staff.  Abbiamo solo chiesto, a voce alta, che tutti – in campo e fuori – tirassero fuori l’orgoglio per difendere Manduria e questi colori.  Chi ci conosce lo sa: siamo ultras, non delinquenti. Amiamo la nostra città e la nostra squadra, e per questo siamo stati trattati come un problema da eliminare. Ma noi non ci facciamo mettere da parte, non ci facciamo intimidire. Continueremo a seguire la squadra ovunque, con la stessa passione e lo stesso spirito che ci accompagna da sempre.  Sarà dura, lo sappiamo. Il clima è pesante e ogni iniziativa di tifo sarà più difficile da organizzare. Ma non molleremo, perché questa città ha bisogno di una gradinata viva, presente, coerente. Una gradinata che non si piega davanti a chi vuole spegnerla con accuse infondate.  Manduria deve sapere. Manduria deve reagire.  Noi ci saremo sempre. Piu’ forti di chi ci vuole morti!  

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