Domenica, 8 Settembre 2024

Giudiziaria

Nell'udienza di ieri ha preso la parola anche il nonno Vincenzo Stranieri

Omicidio del cavalcavia, D'Amicis parla in aula: "mi dispiace, dovevo portarlo in ospedale ma ho avuto paura"

Delitto del cavalcavia Delitto del cavalcavia

Ha parlato per la prima volta in aula, ieri, ed ha chiesto scusa uno dei tre giovani manduriani accusati di aver ucciso, la notte del 22 febbraio dello scorso anno, il giovane leccese di etnia rom, Natale Naser Bahtijiari, ucciso a 21 anni. Dichiarazioni spontanee nel processo che si svolge nella corte d'assise del Tribunale di Taranto, per Vincenzo Antonio D'Amicis, di 22 anni, accusato dell'omicidio insieme a Domenico D'Oria Palma e Simone Dinoi, entrambi di 24 anni anche loro manduriani. A chiedere di parlare è stato anche il nonno di D'Amicis, l'ex boss della sacra corona unita, Vincenzo Stranieri, detto «Stellina», imputato nello steso processo ma per rispondere di furto e minacce.

Ma le dichiarazioni più importanti sono state quelle del giovane che ha sostanzialmente riconosciuto l'errore dicendosi pentito per averlo fatto. Collegato in videoconferenza dal carcere dove è rinchiuso, il ventiduenne ha prima raccontato come sarebbe nata la lite finita poi tragicamente. Ha detto di avere incontrato il leccese venuto a Manduria per riscuotere un debito di droga e di essere stato da lui aggredito quando gli ha detto di non avere i soldi. «Ho reagito per difendermi», ha detto l'imputato ricostruendo sommariamente quanto accaduto all'interno del Bunker Bar, il locale nel centro storico della città messapica dove sarebbe avvenuto il primo ferimento della vittima. «Avrei dovuto portarlo in ospedale, invece l'abbiamo portato in campagna, ho avuto paura, ho sbagliato e chiedo scusa per questo», ha ripetuto il giovane che è assistito dagli avvocati Lorenzo Bullo e Massimo Chiusolo.

È stata poi la volta del nonno. «Stellina», conosciuto così nella malavita per la stella tatuata sulla fronte, è accusato di essersi appropriato, insieme al nipote, della macchina con cui Bahtijiari si era recato a Manduria e di averlo fatto facendo scendere con forza e minacce le due amiche che lo avevano accompagnato. La Fiat 500 era stata poi trovata intatta due giorni dopo alla periferia della città. «Non sapevo dell'uccisione del giovane leccese, quella notte sono stato svegliato da mio nipote che mi diceva che c'era qualcuno che lo cercava, così sono andato con lui per vedere cosa fosse successo e per evitare che facesse fesserie», ha raccontato il 64enne confessando di essersi preoccupato perché aveva visto le macchie di sangue sul nipote dicendosi in quel momento all'oscuro del delitto. «Non ho minacciato nessuno ma mi sono limitato a salire nella 500 nel lato passeggeri che guidava mio nipote», ha detto Stranieri smentendo qualsiasi azione violenta nei confronti delle due ragazze. «Non sono così stupido da fare certe cose sotto le telecamere comunali», ha concluso l'ex boss che ha lasciato il carcere due anni fa dopo quasi 38 anni quasi tutti in regime speciale del 41 bis. A difenderlo in questo processo sono gli avvocati Bullo e Michele Iaia.

Nell'aula Alessandrini ieri ha parlato anche la fidanzata di Simone Dinoi, quest'ultimo difeso dagli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi, che ha dettagliato i tempi della sera del delitto. La ragazza ha dichiarato di essere stata insieme al compagno in un orario in cui, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sanguinosa lite nel locale era già avvenuta. La prossima udienza è stata fissata per il 31 maggio quando il microfono passerà alla pubblica accusa rappresentata dal pubblico ministero dell'antimafia leccese Milto Stefano De Nozza. Ai tre giovani imputati viene contestata l'accusa di omicidio aggravato e la tentata soppressione del cadavere.

(Nazareno Dinoi su Quotidiano di Puglia)

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3 commenti

  • Dino Conta
    dom 19 maggio 13:01 rispondi a Dino Conta

    Quindi il nonno che dice di non sapere viene svegliato dal nipote e cosa fa? Ruba una macchina a caso che per coincidenza è quella della vittima e la porta "lontano" dal paese.... Beh si certo mi sembra logica la cosa

  • Di noi
    dom 19 maggio 01:10 rispondi a Di noi

    ‘Volevo portarlo in ospedale’ fate ridere ora vi volete parare il culo per far capire che siete pentiti di ciò che avete fatto e per la condanna ? Dovete marcire lì dentro anzi dovranno buttare via le chiavi!!! Gente come voi non serve nella comunità e soprattutto quello che ha passato quel povero ragazzo quello sera tutte quelle volte che vi ha implorato di lasciarlo dovete pagare! Vi ha implorati potevate salvarlo assassini!!!!

  • Cittadino esterrefatto
    sab 18 maggio 14:27 rispondi a Cittadino esterrefatto

    ..infatti, grazie alla “cimice” nascosta nell’auto, qualcuno (nell’interno dell’auto) gridava di andare all’ospedale situato dietro allo spiazzo della ex Fiera Pessima ( strada vecchia per S.Cosimo ) …. SI SARÀ CONFUSO ?? …..quante barzellette in questo processo!

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