Quote rosa, imbarazzo per il sindaco di Torricella | © n.c.Prende le sembianze di una "spy story" la vicenda del mancato rispetto delle quote rosa nella giunta comunale di Torricella con tanto di «emissari del sindaco», accuse di rinunce estorte e di presunte dimissioni fotocopia non fatte passate dal protocollo dell’ente. Tutto questo è contenuto in una dettagliata lettera-denuncia che tutti i consiglieri di minoranza, ad eccezione di Emidio De Pascale, hanno inviato al sindaco di Torricella, Michele Schifone, al ministro dell’Interno Marco Minniti, al prefetto di Taranto e agli uffici delle consigliere di parità della Regione Puglia e della Provincia di Taranto. L’atto, reso pubblico ieri, è il seguito di precedenti analoghe azioni, tutte fallite, che avevano sempre lo scopo di far rispettare quanto prevede la legge sulla parità di genere nell’organismo di governo locale. Questa volta, però, gli esponenti di minoranza hanno prodotto l’esito di una vera e propria indagine i cui risultati, se confermati, smaschererebbero ripetuti e macroscopici artifici messi in atto dal primo cittadino e dal suo entourage per giustificare l’assenza di almeno un’assessora in giunta così come è previsto dalla legge 56 del 2014 sulle quote rosa appunto. Obiettivo dei consiglieri di opposizione, era ed è quello di far cadere la principale difesa del sindaco Schifone secondo cui non ci sono donne disposte ad entrare in giunta e che tutte quelle interpellate si sono rifiutate. Grazie a questa giustificazione il primo cittadino era riuscito a neutralizzare una precedente analoga diffida indirizzata un anno fa al prefetto ed anche un ricorso al Tar patrocinato dalla consigliera regionale id Parità con alcuni consiglieri comunali di minoranza. Questa volta i firmatari dell’esposto hanno raccolto le testimonianze di due attiviste dello stesso movimento politico del sindaco, anche loro in lista ma non elette nelle ultime consultazioni, che in una dichiarazione firmata smentiscono, rispettivamente, di aver rinunciato alla richiesta di fare l’assessora e l’altra di aver firmato un foglio che nemmeno aveva letto. «La sottoscritta, come altre – dichiara la prima nella lettera indirizzata anche al sindaco Schifone -, era ben disponibile a ricoprire quel ruolo tanto che, seppure invitata da un tuo emissario, non ha mai firmato la lettera di rinuncia alla carica di assessore». Imbarazzante anche il contenuto della seconda «confessione». «Pur avendo firmato una rinuncia portatami da un tuo emissario – si legge nel documento anche questo allegato all’esposto -, in un momento tra l’altro in cui ero impegnata a lavorare nel bar e che non sono riuscita a leggere né a ritirare nello stesso giorno dopo aver capito bene di cosa si trattasse». Nella stessa «istruttoria» i gruppi di minoranza fanno notare legami di parentela e di dipendenza lavorativa con esponenti di giunta, da parte di altre donne che avrebbero rifiutato l’invito a fare l’assessora le cui presunte rinunce, tra l’altro, non avrebbero numero di protocollo. «Trascorsi 15 giorni dalla presente – si conclude la diffida – i fatti verranno esposti alla Procura della Repubblica».
Nazareno Dinoi
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1 commento
Carlo.
lun 26 giugno 2017 11:25 rispondi a Carlo.----------------- Torno a ripetere che una legge fatta male, molto male! ----------- Ed inutile stare a ripetere sempre perch fatta male. -------- Anche a Manduria sembra esistere lo stesso problema, ma un problema non pu essere risolto sollevandone altri due. --------- Chi bravo e intelligente si faccia avanti; abbiamo avuto tante donne nei posti chiave della politica, in generale, ancor prima che uscisse questa legge.