A due passi da Manduria, sorge il borgo di Uggiano Montefusco, oggi abitato da poco più di un migliaio di abitanti. Ma un tempo qui c’era un castello, a testimonianza di una storia inaspettata. Ha scritto Primaldo Coco che Uggiano risale alla fine del secolo XII, quando alcuni abitanti dell’antica Casalnuovo (oggi Manduria) si rifugiarono in questo luogo,
dove pare vi fosse stata una dimora di sentinelle “posta al confine del principato di Taranto lungo la via Appia”. Da qui dunque arriva il nome, Viggiano. Pare che già in età federiciana vi fosse un castello, ma mancano attestazioni certe.
Il castello in un disegno del 1881 tratto da mondimedievali.net
Il primo documento che ne parla è una carta del 1315, dove il re Roberto d’Angiò concede il feudo a Costanza Montefusco, vedova del cavaliere Egidio de Fallosa. Dalle descrizioni si evince che col tempo fu abbellito per diventare un’elegante dimora gentilizia. I primi anni del XVI secolo videro il castello testimone della guerra tra francesi e spagnoli: scrive l’Errico nella sua storia della città di Oria che “il castello di Uggiano Montefusco si ribellò ai francesi, per la qual cosa il capitano d’Arces con un buon numero di soldati, uscì fuori di Oria e si portò a sottometterlo”. Il maniero doveva essere quindi attivo e dotato di una guarnigione permanente. Col passare dei secoli, la fortezza decadde. Già nel 1914 del castello resta in piedi ben poco. Nel 1925 tra le sue rovine fu scoperto un locale con volta a botte che conteneva alcuni affreschi trecenteschi. Alba Medea riporta quella data nel suo libro sugli affreschi eremitici pugliesi. Il libro di Alba Medea è del 1939: all’epoca, secondo la studiosa, del castello non restano che rovine. Oggi, sopra esse sorgono nuove abitazioni.
Durante il XII secolo, dopo la distruzione di Manduria ad opera dei Saraceni, le popolazioni locali si sparpagliarono nelle campagne a occidente della devastata città. Dove oggi si trova Masseria “Le Fiatte”, si sviluppò il feudo di “Bagnolo”. Sorge in questi campi la chiesa di Santa Maria di Bagnolo, dedicata alla Vergine delle Grazie. Le prime notizie documentate su questa chiesa risalgono al XIII secolo, periodo in cui è documentata l’esistenza dell’abbazia alle dipendenze dell’abate del monastero dei SS. Pietro e Andrea di Taranto.
La chiesetta, oggi, si compone di due campate ed è affiancata da un vano e un campanile ormai privo delle campane.
L’interno, purtroppo, ha subito gravi danni, dal tempo e dagli uomini… Ci sono i resti dell’altare, e sulle pareti tracce di affreschi di più epoche, realizzati uno sopra l’altro.
… fra le meraviglie dei suoi affreschi superstiti, si può ancora ammirare una bellissima Deposizione di Cristo morto…
…e molti altri frammenti…
…ormai quasi distrutti…
Questa Madonna con bambino si intuisce ancora quanto dovesse essere bella in origine!
Il pavimento è stato oggetto di studio e scavi…
Fuori la chiesa si possono rilevare i resti di granai e di un antico pozzo.
L’area a ridosso della chiesa è stata sede di insediamenti sia in età preistorica che ellenistico-romana e medioevale. Operatori della Soprintendenza Archeologica hanno riscontrato i resti di mura di probabile età romana, e alcune tombe di forma irregolare di piccole dimensioni, attribuite al XIII secolo, in una delle quali è stata ritrovata una moneta e scarsi corredi funerari.
Foto delle tombe, tratta dal libro di Mario Annoscia e Antonio Bentivoglio, “Santa Maria di Bagnolo in Diocesi di Oria, le vestigia dell’abbazia”, Edizioni Del Grifo.
Nelle campagne, fra gli oliveti, si nasconde una struttura singolare…
…costruita con grandi lastroni monolitici: sembrerebbe un semplice riparo rurale, ma certamente i contadini non si davano tanto da fare con lavori di questo tipo con la pietra, per costruire solo ripari. Forse hanno reimpiegato materiale di costruzioni precedenti, più antiche…
All’interno si sta quasi in piedi, e vi sono alcune croci profondamente incise sui conci.
Sopra uno di questi blocchi, c’è un incavo di forma sferica.
Mi ha molto incuriosito questa costruzione! Questi grandi lastroni a copertura li ho ritrovati anche nella zona otrantina, presso Casamassella, ma anche a Giuggianello. Ma queste, sono altre storie.
Alessandro Romano
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