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1986, «Il vino al metanolo proviene da Manduria»

1986, «Il vino al metanolo proviene da Manduria» 1986, «Il vino al metanolo proviene da Manduria» | © n.c.MANDURIA - Il 24 marzo del 1986 lo scandalo del vino al metanolo che a quella data aveva già ucciso nove persone (le vittime in seguito saranno molte di più), prese in pieno Manduria e il suo Primitivo. Partendo dalla ditta Odore di Udine dove era stato imbottigliato il Barbera killer venduto a 900 lire il litro,  i carabinieri del Nas - che avevano iniziato a controllare tutti i vini venduti a basso costo -, arrivarono in Francia dove erano state sequestrate due navi cisterna italiane, una nel porto di Marsiglia e l’altra nel porto di Séte. Le navi trasportavano vino inquinato da alcool metilico e provenivano dalla Puglia. «Il vino – scrivevano i giornali il giorno dopo, il 25 marzo del 1986 –, proveniva dalla Puglia, dalla ditta Antonio Fusco di Manduria (Taranto) ed è sui collegamenti tra la ditta pugliese e quella di Narzole (Cuneo), di cui sono titolari i Cirovenga che gli inquirenti stanno indagando». Quello fu l’inizio di un tragico tracollo delle vendite di vino pugliese nel mondo (di Primitivo in particolare). Sempre quel giorno i giornali riportarono le dichiarazioni dei vinificatori Fusco sospettati di avere adulterato il vino venduto poi alle ditte del Nord Italia e della Francia.  «Tutti i vini – dissero Antonio con il figlio Giovanni Fusco – hanno un contenuto di alcool metilico che si prigiona durante la fermentazione delle bucce dell’uva. E’ un fatto normale». Per i due imprenditori manduriani che al momento non erano ancora indagati, anche la visita nei propri stabilimenti dei carabinieri del Nas era una cosa normale. «Ce li vediamo negli stabilimento ogni giorno dell’anno per cui non vedo il collegamento con tutte le cose che si vanno dicendo sui giornali», dichiarò Antonio Fusco che negava persino il sequestro dei vini in stabilimento. Qui si vuole gettare fango sui produttori, ma i produttori che centrano?», dichiarò in proposito l’allora presidente del Consorzio produttori di Manduria, Aurelio Pasanisi. Lo scandalo era solo agli inizi.

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2 commenti

  • cosimo massafra
    mar 3 giugno 2014 05:43 rispondi a cosimo massafra

    IN VENETO , TRENTINO E PIEMONTE CENTINAIA DI PICCOLI PRODUTTORI VENDEVANO E VENDONO VINO TUTTO L'ANNO , IN QUANTITA' 10/100 VOLTE SUPERORE ALLA LORO VERA PRODUZIONE . IL MARCIO FU NEL NON ACCERTARSI SE IL PRODOTTO ACQUISTATO CONSENTIVA ALCHIMIE MOLTIPLICATIVE . UN CASO ALL'INIZIO CI FU ANCHE A FERRARA , IRONIA DELLA SORTE SI TRATTAVA DI UN INSEGNANTE BEONE NOSTRO CONTERRANEO, FORTUNATAMENTE SOPRAVVISSUTO , PER CIRCA UN MESE RIMASE IN UNO STATO DI PARALISI TOTALE , COSCIENTE MA INCAPACE ANCHE DI BERE UN SORSO D'ACQUA , IN OSPEDALE COMPRESERO LA CAUSA SOLO DOPO .

  • maria
    mar 3 giugno 2014 11:40 rispondi a maria

    La notizia del vino al metanole in quegli anni fece il giro del mondo. Mi trovavo in Germania, ricordo un particolare commentando le notizie con chi era ionformato piu`di me e conosceva il mondo del commercio. Sulle etichette delle bottiglie non era menzionato che il vino era importato, ma venduto come prodotto locale,regionale, quando ci sono stati morti e feriti hanno dichiarato che il metanolo era contenuto nel vino che importavono. Non so`come sono finite le indagini, ma anni fa`e ancor piu`oggi ci fa`capire che quasi mai le etichette sono affidabili, l`origine o la provenienza del prodotto non e`mai certa e noi consumatori siamo le cavie a beneficio di commercianti senza scrupolo dove il bene principale non e`la salute dei consumatori ma i profitti in DENARO.

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