Mercoledì, 30 Aprile 2025

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Ad un anno dall'uccisione di Fiorenza, parla la madre

Ad un anno dall Ad un anno dall'uccisione di Fiorenza, parla la madre | © n.c.LIZZANO - Si terrà questa mattina, al Tribunale di Taranto, la seconda udienza del processo per l’omicidio di Fiorenza De Luca, la ragazza di 28 anni di Lizzano uccisa il 20 giugno del 2014 dal suo compagno trentatreenne Beniamino Ligorio. La coppia viveva insieme da circa cinque mesi a Grottaglie con i due figli della donna avuti da una precedente relazione. Fiorenza è stata uccisa con un colpo di pistola alla fronte, da poco meno di un metro di distanza, per un incidente, sostiene lui, mentre il compagno maneggiava l’arma. L’uomo aveva qualche precedente penale, viene descritto come compagno di vita molto geloso, capace di contare persino i minuti quando lei usciva per fare la spesa, così come Florenza confidò alla madre qualche mese prima di essere assassinata. Un sentimento quindi, che li portava a litigare molto spesso. E’ la madre, che oggi in aula risponderà alle domande dei giudici e degli avvocati, a ricordare la triste vicenda. «Mi aspetto verità e giustizia» afferma Immacolata Gualano, mamma di Fiorenza, che ha accettato di farsi intervistare. Signora Immacolata, sua figlia Fiorenza aveva due bambini, uno di quattro anni e l’altro di otto, come hanno reagito alla notizia dell’uccisione della madre e a chi è toccato il duro compito di farlo. «Al più piccolo ancora non abbiamo spiegato cos’è accaduto, aspetteremo che diventi ancora più grande, mentre per il fratello maggiore che all’epoca aveva 8 anni, ancora prima di trovare il modo più adatto è stato lui a scoprirlo da solo leggendo la notizia su internet. Ha riconosciuto la madre dalle foto e potete immaginare com’è stato ancora più difficile affrontare la situazione». Dove si trovano ora e con chi vivono i piccoli. «Vivono con il papà naturale, crescono in un ambiente molto sereno ed hanno le attenzioni e l’affetto di tutti, pur non avendo quello della persona principale, la mamma. Oggi vivono a Verona e anche io e mio marito ci siamo trasferiti lì, abbiamo trovato impiego come custodi di un campo sportivo e abbiamo in questo modo la possibilità di stare vicino e dedicarci a loro». Per superare un trauma così devastante e riuscire ad elaborare il lutto, è stato seguito da qualche supporto il maggiore dei fratelli? «Da subito e ancora oggi, viene seguito costantemente dalla psicologa della scuola». Come hanno reagito i cittadini di Lizzano a questo caso di femminicidio? «Non ci hanno fatto sentire mai soli, sin da subito proclamando il lutto cittadino e offrendoci l’affetto e la vicinanza di tutta la cittadinanza. Non solo; affinché fatti così gravi non si ripetano mai più e per cercare di aiutare tante altre donne che sono vittime di violenza, durante la fiaccolata che fu organizzata poco dopo, per volontà nostra e di Pina Bleve, una cara amica di famiglia, e con l’associazione Alzaia, che hanno preso molto a cuore questo problema è stato preso l’impegno di creare qualcosa per aiutare le altre donne, ed è così che a distanza di un anno a Lizzano è stato aperto un centro antiviolenza che porta il suo nome “Centro ascolto Fiorenza”, ed un altro a Manduria, per offrire assistenza ed un primo sostegno grazie a persone qualificate a chiunque ne faccia richiesta in modo del tutto gratuito, semplicemente contattando il numero 3271833451». Katja Zaccheo [email protected] Anche La Voce di Manduria intende seguire questa battaglia contro il femminicidio e la violenza di genere, percorso già intrapreso per la verità lo scorso anno con la rassegna “Le spine solo sulle rose”. Partirà a questo proposito una rubrica settimanale dedicata a questo tema curata dalla laureata in psicologa, Silvia Carrozzo, mentre a fine novembre sarà organizzata la seconda edizione de Le spine solo sulle rose di cui vi parleremo a breve.

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