“Dal dí che nozze e tribunali ed are diero alle umane belve esser pietose di se stesse e d'altrui…”
Ugo Foscolo Dei sepolcri
In uno dei romanzi di Camilleri, “Il gioco delle tre carte”, Montalbano arriva in macchina, ad un incrocio ed è costretto a fermarsi per far passare un funerale… Una scena che molti di noi avremo vissuto nella vita reale, soprattutto nei nostri paesi, ma se quel rallentare la nostra strada fosse dovuto ad altri eventi, proveremmo un moto di disappunto, invece nel caso di un funerale, c’è un fermarsi tra il rispetto per il morto e un senso di empatia, di umana considerazione, per il dolore che accompagna quell’evento.
Da sempre la vita ha cercato nella ritualità della morte, un modo di esprimere il dolore di una perdita, con riti che affondano le radici nella notte dei tempi, segnando il passo della cultura dell’Umanità.
Tradizioni e costumi in cui riconosciamo parte della nostra storia.
Da piccola, venendo a trovare mia sorella in Puglia, nella sua casa vicino al cimitero di Sava, restavo affascinata, stupita e anche un po’ intimorita, nell’assistere a quei funerali con carrozze trainati da cavalli e accompagnati dalla banda.
Rimanevo sulla porta di casa, sino a che quel lento incedere di uomini e donne, non passava e la musica e il ritmo degli zoccoli dei cavalli, erano udibili.
Mia madre era sarta in un paesino della Calabria. Spesso l’aiutavo a cucire quei vestiti per la morte che, soprattutto le donne, oramai vecchie e sentendo approssimarsi la fine, custodivano per quel momento, perché, sia pur non benestanti, ci tenevano ad andarsene in una dignità che si esprimesse anche nella cura della salma.
In quei riti della morte, che potrebbero sembrare macabri, c’è la consapevolezza della nostra fisicità e del nostro essere biologicamente animali, ma a differenza di quest’ultimi, la nostra è necessità di essere ricordati nel nostro passaggio sulla terra, soprattutto nei momenti che segnano la fine.
Quanti abbiano dovuto dire addio ad una persona cara durante la pandemia, riferisce come un trauma, il non aver potuto svolgere proprio quei riti, come un senso di incompiuto.
Ecco perché l’importanza di non vietare ciò che può essere consolatorio per quanti debbano affrontare il dolore della perdita, ecco perché tutti abbiamo rispetto davanti ad un funerale, a quel lento procedere che richiami alla mente il peso di quel dolore, come portato sulle spalle dei congiunti e pazienza se arriveremo un po’ più tardi ad un appuntamento, perché l’unico appuntamento al quale sappiamo non potremo mancare, tutti noi, sarà proprio quello che si svolge davanti ai nostri occhi.
Forse anche Montalbano aveva fretta di arrivare al commissariato di Vigata quel giorno, ma Camilleri, da magistrale conoscitore dell’animo umano, lo fa fermare…
Un ricordo va a mia zia Caterina, che vivendo in un paese e conoscendo quasi tutti, partecipava agli eventi allegri come matrimoni, battesimi… ma anche ai funerali. Nel suo raccontare a noi nipoti di questi ultimi, non tralasciava mai di concludere i suoi racconti con la frase «E’ stato un bel funerale, ma proprio bello…».
Fortunata Barilaro
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2 commenti
manduriano libero
mer 13 novembre 11:14 rispondi a manduriano liberoE se invece del commissario Montalbano ci fosse un'ambulanza con un giovane in fin di vita e la strada non permetterebbe di fare manovre, oppure una volante della polizia che cerca in tutti i modi di rispondere ad una chiamata di aiuto, o un mezzo dei vigili del fuoco che devono correre per spegnere un incendio in un'abitazione? A questo non si pensa, vero? È puro egoismo. Ai propri cari si deve stare vicino da vivi e non da morti..poi non serve più a niente. Per quanto mi riguarda, e per come la penso, la salma dovrebbe andare direttamente al cimitero, da li in chiesa senza alcun corteo, nemmeno quello in auto.. non serve, per poi tornare al cimitero. Ma tutto ciò a tanti darebbe fastidio. Ci no puei la sfilata mica la ponnu fari, poi non si possono far vedere...ma quedda c'è ie binuta, a noni e puei non ci ou iu..storia vecchia. E magari sono anni che non si parlano.
Manduriano Ttàccatu
ven 15 novembre 21:59 rispondi a Manduriano TtàccatuNon credo, perché, in caso di emergenza i pedoni con cinque 5️⃣🖐️passi sono già sul marciapiede, mentre l’auto colonna formata da auto dei parenti del proprio defunto sono ancora sulla carreggiata dove gli autisti sono IMPACCIATI a liberare la strada ! Tu prova a pensare su cinquanta persone = quante auto ci possono essere? N.b. Non tutti sono con quattro passeggeri ! Questo significa che sono più di una quindicina di auto Dunque, secondo me si creerebbe più CAOS sulla circolazione !!