Oggi 17 novembre si celebra la giornata internazionale della prematurità. In quasi tutte le città d’Italia si tingerà di viola un attimo del nostro scorrere di vita, per ricordare a tutti che la nascita non è sempre un evento e un momento di gioia.
Anche a Taranto.
Seguo con il cuore rimasto tra quelle incubatrici, le vicende che stanno travolgendo l’Utin del Santissima Annunziata di Taranto.
Come un brutto film già visto, come se il tempo ritornasse a quei giorni pieni di angoscia per la minacciata chiusura di un reparto di fondamentale importanza nella sanità, perché la terapia intensiva neonatale non è solo il neonato prematuro, ma tutti i neonati “critici”.
Ho letto con sconforto il post del dottor Ciraci e di quanti in questi giorni, stanno esprimendo gli stessi sentimenti.
Conosco quel reparto, conosco anche alcuni di quei medici/esseri umani che hanno deciso o dovuto fare una scelta nell’andare via.
Il medico è un essere umano, questo non deve essere mai messo in discussione, e dopo decenni di un reparto che logora anche a livello psichico, che chiede il massimo della dedizione, sacrificando spesso la vita privata, la famiglia, i figli, ha il diritto di scegliere qualcosa che lo porti ad avere un ritmo di vita più consono.
Conosco con quanto dolore si faccia una scelta del genere… mai a cuor leggero.
Il problema è in “quei pochi medici”, in quel non ricambio generazionale…
Il brano riportato lo scrissi qualche anno fa, quando anche io lavoravo in quell’Utin di Taranto, ma sembra attualissimo.
“Quando si nega il diritto, anche di un solo bambino, ad avere le stesse possibilita’ di futuro, di chi nasce altrove, non avra’ vinto nessuno. Ma e’ tutta una societa’ civile che avra’ perso”.
Con profonda amarezza lo ribadisco oggi come allora
Sapete cos’è la terapia intensiva neonatale?
Io la chiamo la terra di mezzo. Un luogo sospeso tra cielo e terra. Il luogo dove non si gioisce per una nuova vita, ma si lotta affinché possa diventare “vita”.
E’ il posto dove i genitori non possono essere felici. Dove i loro occhi sono pieni di lacrime, di angoscia, e… speranza.
Dove microscopiche manine, cercano di afferrare il futuro. Dove piccoli cuori, battono veloci, cercando di rincorrere la vita.
Dove tutto il personale sanitario, lotta ogni giorno, su quel confine tra vita e morte.
Sapete cos’è la terapia intensiva neonatale?
E’ qualcosa di arcano e indefinibile, perché è fatta di cure e sentimenti che si incontrano oltre il vetro di un’incubatrice.
E’ il diritto di un piccolo, meraviglioso, infinito, esserino che si chiama “neonato” ad avere una possibilità di vivere.
Sapete cos’è una terapia intensiva neonatale?
E’ il luogo, che tu vedi quando ti dicono: «Che bel lavoro il tuo.» Ma tu pensi alla gioia delle tante vittorie e alle ferite delle sconfitte. Spalle di fardelli che ti porti dietro, non potendoli lasciare quando si chiude la porta del reparto.
E’ passione e professionalità perché senza queste due cose, non puoi lavorare in una terapia intensiva neonatale.
E’ la prima volta che vedi un neonato di peso inferiore ai 500 grammi, tra fili e tubicini che partono da quel microscopico corpicino e pensi: “In questo reparto non ci potrei mai lavorare!” Ma il destino ha già mischiato le carte, e ha deciso che quella sarà la tua vita.
Sapete cos’è una terapia intensiva neonatale?
E’ tutto cio’ che a Taranto sta finendo di esistere. In questa citta’ maledetta da dio e dall’uomo, i diritti di chi non ha voce, e delle loro famiglie, verranno negati..
Quando si nega il diritto, anche di un solo bambino, ad avere le stesse possibilita’ di futuro, di chi nasce altrove, non avra’ vinto nessuno. Ma e’ tutta una societa’ civile che avra’ perso!
Fortunata Barilaro, infermiera, scrittrice
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