Mercoledì, 20 Novembre 2024

Cronaca

Condannato a 30 anni

Lascia il carcere l’omicida dell’ispettore agrario manduriano

L’auto bruciata e Cinieri L’auto bruciata e Cinieri

Può lasciare il carcere ogni mattina per rientrare in cella la sera il pluriomicida savese, Francesco Cinieri, di 75 anni, condannato a 30 anni per aver ucciso nel 2008 un manduriano di 47 anni ispettore agrario della Regione Puglia. Su richiesta dell’avvocato Davide Parlatano, il tribunale di sorveglianza di Taranto ha concesso la semilibertà all’agricoltore di Sava che in precedenza aveva già scontato 17 anni di carcere per un precedente omicidio. Il magistrato di sorveglianza dovrà ora approvare un programma di trattamento dove saranno dettate le prescrizioni che il detenuto dovrà osservare durante il tempo da trascorrere fuori dell'istituto con i relativi orari di uscita e di rientro. L’attività di reinserimento sociale sarà concordata con il centro di servizio sociale per adulti. 

Secondo la condanna definitiva, il pastore savese uccise il funzionario manduriano perché lo ritenne responsabile del mancato finanziamento regionale dai fondi per l’agricoltura a cui la sua azienda aveva presentato istanza. Come accertato dalle indagini condotte a quel tempo dal personale del commissariato di polizia di Manduria e della Squadra mobile di Taranto, l’omicida che era stato scarcerato pochi mesi prima avendo scontato la pena per un altro omicidio volontario, uccise l’ispettore agrario con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Dopo la fredda esecuzione, Cinieri mise il corpo legato mani e piedi nel bagagliaio della macchina della stessa vittima dandone fuoco. L’auto completamente distrutta fu trovata qualche giorno dopo nelle campagne di Uggiano Montefusco con il corpo carbonizzato.  

Subito sospettato di essere l’autore del terribile delitto per via delle frequentazioni con il funzionario pubblico che stava seguendo la pratica di finanziamento, gli investigatori della polizia trovarono all’interno della sua masseria dei proiettili simili a quelli utilizzati per uccidere. Determinante per l’accusa fu ritenuta una intercettazione ambientale tra lui e la figlia. «Mi ha detto che erano bloccati e pum… gli ho sparato … forse gli ho fatto due buchi», captò la cimice che la polizia era riuscita a piazzare nella cucina. 

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