Inaugurata lo scorso 19 novembre con grande enfasi, la Casa-Museo di Elisa Springer a Manduria resta tutt’ora chiusa. Le porte della struttura museale, affacciata su via Dei Mille e alle spalle via Bizzarri, si sono aperte soltanto per il taglio del nastro con un’inaugurazione ufficiale accompagnata da un convegno che ha visto il Comune di Manduria investire circa 5mila euro per l’ospitalità ai convegnisti e l’intrattenimento. Da quel giorno però l’appartamento dell’ex deportata nei lager di Auschwitz, Bergen-Belsen e Terezin non è più stato accessibile al pubblico. «Non abbiamo mai visto nessuno aprire la struttura dopo l’inaugurazione», ha raccontato un residente vicino alla vecchia casa della Springer dove la testimone della Shoah ha vissuto per circa sessant’anni prima di trasferirsi a Matera, dove è morta nel 2004. L’appartamento che custodisce cimeli unici e personali dell’autrice de “Il silenzio dei vivi” come vestiti, libri e fotografie, è stato al centro di lunghi dibattiti. Chiuso per tanti anni, l’immobile fu prima acquistato da un privato con l’intenzione di trasformarlo in un bed & breakfast, e poi preso in fitto dal Comune di Manduria per farlo diventare un museo. La gestione dovrebbe essere affidata all’associazione culturale “Spirito Salentino”, che ha presentato una domanda ufficiale indicando criteri di apertura, giorni e tariffe. «Domani dovremmo firmare il protocollo di convenzione con il Comune», ha spiegato Angela Greco, presidente dell’associazione, rassicurando che il museo potrebbe essere aperto entro una settimana. Rimane però la domanda sul perché si stia attendendo così tanto. Lungaggini burocratiche o una sottovalutazione della priorità? Intanto l’immobile che conserva la memoria della Springer continua a trovarsi in una fase di stallo.
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