Sabato, 2 Agosto 2025

Giudiziaria

Due manduriani si erano picchiati per futili motivi

Lite furiosa per la potatura non consentita finisce in tribunale

Nel riquadro l'avvocatessa Sara Piccione Nel riquadro l'avvocatessa Sara Piccione

Non sempre la querela incrociata tra due contendenti si traduce in un gesto di pace reciproco. Ne è esempio un recente procedimento conclusosi davanti al giudice di Pace di Taranto, Daniela Elia, che ha visto due manduriani imputati per lesioni personali reciproche dopo una violenta lite scoppiata all'interno di una proprietà privata.

I fatti risalgono a circa quattro anni fa, quando uno dei proprietari di un immobile aveva chiesto a un conoscente, che si era autonomamente attivato per eseguire lavori di giardinaggio non autorizzati, di interrompere le attività. L’invito, tutt’altro che gradito, aveva innescato una reazione furiosa: ne era nata una colluttazione durante la quale uno dei due era stato colpito al volto, riportando lesioni labiali refertate con una prognosi di cinque giorni.

Il ferito si era subito rivolto ai carabinieri di Manduria per la querela, mentre l’altro uomo aveva presentato a sua volta denuncia, priva però di supporto medico e con una partecipazione processuale piuttosto discontinua. Dopo sei mesi di indagini, il pubblico ministero Raffaele Graziano aveva disposto la citazione diretta a giudizio, in quanto la prognosi riportata era inferiore ai venti giorni, soglia che consente la competenza del giudice di Pace.

Durante l’udienza, il pubblico ministero ha chiesto la condanna dell’aggressore a una multa di 900 euro. Il giudice ha però riconosciuto la remissione tacita della querela nei confronti dell’uomo che aveva subito le lesioni e lo ha assolto. Al contrario, l’altro imputato, che non aveva documentazione medica a sostegno e si era spesso assentato dalle udienze, è stato condannato al pagamento di una multa di 600 euro, oltre al risarcimento danni di 1.000 euro in favore della parte civile assistita dall’avvocatessa manduriana Sara Piccione, nonché al pagamento delle spese processuali.

Una sentenza che sottolinea come la querela reciproca non sia di per sé garanzia di neutralizzazione del conflitto giudiziario, soprattutto se a sostegno delle accuse mancano elementi concreti.

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