
Dopo appena due anni di attività, la libreria Mondadori di Corso XX Settembre a Manduria ha abbassato le saracinesche. Una perdita pesante per la città messapica che si priva di uno dei pochi presidi culturali rimasti.
La motivazione ufficiale parla di introiti insufficienti, ma dietro i numeri si cela una questione più ampia: il lento e inesorabile impoverimento culturale del territorio. Il calo d’interesse verso il libro cartaceo, fenomeno globale, a Manduria trova un terreno ancora più fragile per la mancanza di iniziative di sostegno, politiche di promozione della lettura e una vera attenzione al valore sociale della cultura.
Non si tratta soltanto della crisi del settore editoriale: la chiusura di una libreria è il sintomo di una comunità che si allontana progressivamente dalla dimensione del libro come esperienza e occasione di confronto. È anche il segnale di una classe dirigente incapace di interpretare la cultura come motore di crescita, preferendo abbandonarla a un destino di marginalità.
Manduria perde così non solo un negozio, ma un punto di riferimento, un luogo di incontro e di stimolo. E ciò che rimane è l’amara constatazione di una città che si lascia sfuggire, pezzo dopo pezzo, la possibilità di costruire un futuro fatto di conoscenza e partecipazione.
Nazareno Dinoi
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4 commenti
Roberto
lun 8 settembre 20:34 rispondi a RobertoA manduria vanno solo alle pizzerie
Manduriano
lun 8 settembre 17:50 rispondi a MandurianoTutto questo era già per scontato. Le librerie chiudono a causa di una combinazione di fattori, tra cui l'aumento dei costi di gestione, i margini di profitto ridotti, la diminuzione del numero di lettori e la crescente concorrenza dell'e-commerce e degli e-book. A questo si aggiungono politiche culturali e pubbliche insufficienti, che non forniscono sufficienti investimenti e sostegni alle librerie, in particolare quelle indipendenti. Le librerie affrontano un incremento dei costi di gestione e dei canoni di locazione, soprattutto sul Corso XX Settembre. Non dimentichiamo le tasse fisse tra: energia elettrica, spazzatura TARI + TEFA ( percentuale alla provincia) , IVA , consolente ( trad. consulente). Poi ci sono i Margini ridotti al minimo. I margini di profitto sulle vendite di libri sono spesso esigui, rendendo difficile la sostenibilità economica per molte librerie.
Agfa
lun 8 settembre 15:51 rispondi a Agfa(continuazione) I 7-9enni leggono solo 2h 23m a settimana (erano 3h 33m). I 10-14enni addirittura 1h 43m (da 2h 51m), mentre lo smartphone cattura mediamente 10h 28m. Secondo PXR Italy il 60 % degli italiani non legge libri. Il 18 % ne legge 1-3 all’anno, il 16 % 4-11, e solo il 6 % è un lettore accanito. La disparità di genere resiste, il 46 % delle donne legge contro il 36 % degli uomini, ma la lettura è diminuita più tra le donne (-6 %) che tra gli uomini (-2 %) nel periodo 2009–2020. Il test PIAAC dell’OCSE rivela che gli adulti italiani ottengono in media 245 punti in literacy contro una media OCSE di 260, con il 35 % al livello più basso di alfabetizzazione e solo il 5 % ai livelli più alti contro il 12 % della media.
Agfa
lun 8 settembre 15:49 rispondi a AgfaNel 2015 è stato realizzato un esperimento che consisteva nel far leggere ai laureandi di letteratura inglese i primi paragrafi di Casa desolata di Dickens. Il risultato fu sorprendente, anche studenti in teoria esperti faticarono a comprendere il linguaggio ottocentesco, denso di termini legali e metafore, tanto che uno di loro arrivò a chiedere se “baffi” significasse “una stanza con un gatto”. In Italia el 2022 meno del 40 % degli italiani ha letto almeno un libro per piacere (39,3 %), il dato più basso dagli inizi del millennio. Solo il 17,4 % ha letto almeno tre libri in 12 mesi. Tra il 2019 e il 2024 gli italiani che si definiscono lettori attivi hanno ridotto le ore settimanali di lettura da 3h 32m a 2h 47m. Nel biennio 2023–2025 a un calo nel tempo di lettura dei bambini corrisponde un boom del tempo speso sui dispositivi. (continua)