Sabato, 4 Maggio 2024

Ambiente

Parla l’avvocato che difende i cittadini e le associazioni ambientaliste

“No al depuratore sulla costa”, la speranza in due ricorsi al Tar

Depuratore Depuratore

“Attendiamo la risposta del TAR che avrà un mese per prendere in esame la documentazione che abbiamo portato”. L’avvocato milanese Claudio Linzola ha da poco discusso in pubblica udienza al Tar della Puglia sezione di Bari due ricorsi contro la Regione e contro il Comune di Manduria, voluti dai cittadini e associazioni che sta difendendo da alcuni anni contro la costruzione sulla costa manduriana del depuratore di Sava e Manduria.

“Nel primo ricorso ho impugnato la delibera del consiglio comunale di Manduria che, ad aprile 2022, ha approvato una variante urbanistica per poterci far costruire sopra le trincee drenanti”, spiega l’avvocato. “Peccato - continua -, che sia una delibera nulla per inesistenza dell’oggetto in quanto ad aprile 2022 non esisteva ancora il progetto approvato (che è stato esaminato soltanto a dicembre 2022) si basa solo su una perizia di AQP e basta”. Ma c’è dell’altro in questa vicenda sempre più fantozziana: “il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale - fa notare Linzola -, vieta la realizzazione di impianti di depurazione delle acque in territorio paesaggistico protetto (possibile che fino ad ora nessuno lo aveva saputo?), le opere diventerebbero abusive”. Niente male per una vicenda che si sta trascinando da molti, troppi anni. Andiamo con il secondo ricorso che ha interessato l’impianto di depurazione: illegittimo dal punto di vista dell’impatto di valutazione ambientale.

Il ricorso dell’avvocato Linzola verte sul fatto che la costruzione di un depuratore dovrebbe tenere conto, per quanto riguarda il luogo, di criteri che valutano la località meno impattante per l’ambiente. “Questa è l’infrazione più clamorosa” commenta l’avvocato ripercorrendo poi brevemente la storia che ha portato alla costruzione del depuratore ad Urmo Belsito. “Nel 2011 lo scarico doveva esser in mare e la località scelta ad Urmo. Nel 2015 ci sono state delle manifestazioni dei cittadini e nel 2017 lo scarico in mare è stato sostituito dallo scarico complementare. A quel punto però la località di Urmo non aveva più senso perché era legata allo scarico in mare (le norme dicono che il depuratore deve essere costruito vicino al codice di trattamento). Ciò nonostante le cose vanno avanti così e nel 2019, sulla base di un progetto approvato ma superato, AQP costruisce ugualmente il depuratore “cattedrale nel deserto” che non ha più senso in quel luogo”. 

Ci sono molti aspetti che non tornano in questa vicenda e, vista la disponibilità dell’avvocato Linzola proviamo a chiedergli un suo parere.

A chi servirà questo depuratore ora come ora?

“Sava al momento non è provvista di fognature e non c’è scritto da nessuna parte quando mai verrà allacciata al depuratore. Le marine fanno parte del terzo stralcio che, se si realizzerà, avrà data 2036. Forse servirà a Manduria, anche se non credo che nemmeno questa città sia in regola dal punto di vista del sistema fognario”.

Secondo lei è mai stata dichiarata la pubblica utilità di questi lavori?

“La dichiarazione di pubblica utilità la dichiara l’Ente che autorizza l’opera, in questo caso la Regione che avrebbe dovuto approvare il documento unico di autorizzazione. Ma questo non è successo, la Regione ha approvato solo il progetto dal punto di vista ambientale, lasciando fuori tutte le altre autorizzazioni”.

Per il momento si è cercato di spendere l’ultima carta possibile per provare a fermare la costruzione del depuratore con scarico complementare, un “progetto” che sulla carta promette mari e monti, oasi naturalistiche, animali che frequenteranno le trincee drenanti e acqua che sgorgherà nel bacino di Torre Colimena più limpida e pulita di quella sorgiva. Una realtà che però parla di milioni di euro spesi per continuare a lasciare le Marine, Sava e Manduria senza sistema fognario e acqua potabile, per avere uno scarico complementare che porterà acque reflue (non si sa ancora a che livello di affinamento) nel bacino di Torre Colimena collegato al mare. Un mare popolato da tartarughe marine, pesci, Poseidonia che inevitabilmente verrà intaccato e inquinato e che modificherà il suo habitat. E tutto questo all’interno di un sito di interesse comunitario, oasi protetta, riserva naturale. Una vera follia.

Monica Rossi

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5 commenti

  • Fernando Maria Maurizio Potenza
    gio 8 febbraio 22:49 rispondi a Fernando Maria Maurizio Potenza

    E come disse il grande Nanni Moretti nel film Bianca, "continuiamo così ... facciamoci del male."

  • Pietro
    gio 8 febbraio 17:18 rispondi a Pietro

    La direttiva che dice che le acque di scarico dei depuratori, devono essere utilizzate in agricoltura, dovrebbe essere proprio dell'Unione Europea. Che cosa succederà se è vero?

  • Pietro
    gio 8 febbraio 14:17 rispondi a Pietro

    Speriamo che i giudici esaminino con estrema attenzione tutte queste illegittimità, e chi ha causato milioni di danni al paesaggio e al nostro ambiente, sia condannato a risarcirli di tasca propria, tanto i soldi li tengono. Poi l'anno scorso non è stata emanata una direttiva o qualcosa del genere, che dice che le acque di scarico dei depuratori, devono essere riutilizzate in agricoltura? (mi sembra di averlo letto)

  • Walter
    gio 8 febbraio 12:10 rispondi a Walter

    Un buon padre tutela la sua famiglia

  • Walter
    gio 8 febbraio 08:44 rispondi a Walter

    Sarà un eco mostro??Anche questo è ITALIA ,nel frattempo il cittadino paga

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