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Precipita l'Harrier, il top gun di Grottaglie ripescato in Calabria
Precipita l'Harrier, il top gun di Grottaglie ripescato in Calabria | © n.c.TARANTO— Si è temuto il peggio ieri per il top gun della Marina Militare italiana, Sigfrido Chiandussi, precipitato con il suo Harrier AV8 nello Jonio, al largo delle coste calabresi, mentre era di ritorno alla base di Grottaglie, in provincia di Taranto. Il capitano di corvetta di origine friulana, più volte insignito per interventi su scenari di guerra internazionali, si è catapultato fuori dopo aver notato gravi anomalie all’aereo che pilotava da anni. Ammarato con il paracadute, è stato poi soccorso da un peschereccio che aveva assistito al lancio e all’inabissamento della potente macchina a volo verticale. Raccolto poi da una motovedetta della capitaneria di Corigliano Calabro, intervenuta in suo aiuto, il capitano Chiandussi che comanda il Guaper (gruppo aeromobili) della Marina Militare di stanza a Grottaglie, è stato trasportato all’ospedale dove lo hanno sottoposto ad accertamenti diagnostici. Le sue condizioni sono state giudicate buone, tranne lievi traumi contusivi provocati dallo scoppio dei razzi che lo hanno catapultato e tratto in salvo. Durante il ricovero ha potuto parlare con la moglie e con il suo comando, tranquillizzandoli entrambi circa il suo stato di salute. Dopo l’incidente, comunicato quasi subito dalla Marina Militare di Bari, sono stati allertati due AB212 del IV gruppo elicotteri di Grottaglie per le operazioni di soccorso. La missione è stata poi anata con la notizia che il comandante era stato già recuperato dal peschereccio che incrociava nella zona. Nato a Udine il 2 luglio del 1970, Sigfrido Chiandussi ha vissuto a Pagnacco dove si è diplomato perito aeronautico. Dopo la laurea all’Accademia navale di Livorno, il suo percorso di formazione prosegue negli Usa, dove nel ’96 segue il corso di pilotaggio jet e due anni dopo consegue il brevetto di Naval aviator a bordo della Uss Eisenhower, infine la transizione sul velivolo AV8-B+ «Harrier» presso i reparti Usmc di Cherry Point in North Carolina. Rientrato in Italia ha partecipato alle più importanti missioni di pace in Afganistan e nel Libano. Da poco è comandante del Guaper della Marina Militare di stanza a Grottaglie. L’Harrier AV8 della Marina, ha fatto sapere il comando regionale, stava partecipando a un’esercitazione programmata quando ha avuto un problema tecnico. L’espertissimo pilota con centinaia di ore di volo anche in solitario, si era lanciato con il paracadute dopo essersi assicurato che il veivolo non precipitasse su persone o abitazioni o imbarcazioni. Alla stessa esercitazione partecipavano due velivoli Harrier AV8 che erano decollati nella mattinata dalla base aerea della Marina di Grottaglie dove stavano rientrando. Specializzatosi sui voli verticali con velivoli «Harrier» presso i reparti Usmc di Cherry Point in North Carolina, negli Usa, il pilota 40enne ha fatto parte del Gruppo aerei imbarcati dal giugno 1999 e dal 2004 al 2005 è stato di stanza al Comando navale della Sicilia sul pattugliatore Vega. Nel frattempo, per il comandante Sigfrido, detto «Ziggy», ci sono state due missioni impegnative: la Enduring freedom (libertà duratura), in Afganistan, dal novembre 2001 al marzo 2002 a bordo della nave Garibaldi. E’ stato allora che si è distinto a stanare i talebani a bordo del suo potente Harrier. Dopo l’Afganistan è stata la volta di Leonte, nel Libano, (luglio-agosto 2006), sempre in missione di pace. Per la partecipazione alla campagna afghana, Chiandussi è stato decorato con altri sette suoi colleghi con la «Air medal» americana alla presenza dell’ammiraglio Sergio Biraghi, capo di stato maggiore della Marina, e dell’ambasciatore Usa in Italia, Mel Sembler. La laurea all’accademia navale di Livorno, il suo lungo percorso di formazione negli Stati Uniti e la sua totale dedizione per il volo e la divisa lo hanno infine portato a comandare una delle più importanti basi aeree della Marina militare italiana, quella di Grottaglie, appunto. La sua preparazione e le proprietà del velivolo che conosce bene, gli permettono una durata di missione mediamente di sette ore con tre rifornimenti in volo per coprire sino a 750 miglia. A tradirlo, ieri, è stato il suo apparecchio che sarà recuperato dai fondali dello Jonio dove si è inabissato e sottoposto a perizia. Nazareno Dinoi (Corriere del Mezzogiorno)
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