A salvare i tre turisti che domenica pomeriggio rischiavano di annegare nel mare di San Pietro in Bevagna siamo stati in tanti, anche un extracomunitario, un ambulante di nazionalità marocchina che ha fornito una delle corte utilizzate per fare la catena umana che ha tratto in salvo chi stava per soccombere.
A raccontare i particolari dei soccorsi è Gabriele Greco, bagnino dello stabilimento balneare vicino al luogo della sventata tragedia. «Ho letto molti articoli che raccontano tutt’altra storia e quindi mi sento in dovere di spiegare come sono andati i fatti perché è giusto che si ringraziano le persone giuste». Le notizie circolate sui social riprese poi dai giornali, attribuivano la quasi totalità dei meriti a tre esponenti delle forze dell’ordine che si trovavano tra i bagnanti.
«Prima di tutto – scrive il bagnino - bisogna ringraziare quelle persone che hanno dato una mano a tirare la fune, al marocchino che si è messo a disposizione lasciando tutto per venire a lanciare una seconda fune e alle persone che si sono tuffate per primi e non erano appartenenti alle forze dell’ordine». Il testimone afferma che «l’idea di formare la catena è stata di tutte le persone che si trovavano in acqua, compreso il sottoscritto che ho ordinato loro di passarsi la ciambella fino a darla al ragazzo in difficoltà mentre raggiungevo il ragazzo che era in difficoltà estrema. Dopo averlo rassicurato e messo in sicurezza – precisa il bagnino Greco - ho cominciato la fase di ritorno guidando e dando dritte per come tornare».
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