«Non è possibile aspettare più di tre ore per un medicinale, e magari non trovarlo neppure». Gli assistiti della farmacia dell’ospedale Giannuzzi di Manduria sono arrabbiati, stanchi e, soprattutto, esasperati. I soli due giorni di apertura, a fronte di un’utenza proveniente da sette comuni, stanno generando file lunghissime, attese interminabili e crescente frustrazione.
Il nostro sopralluogo rivela una situazione critica. Siamo al numero 60, e la fila davanti a noi è impressionante. Circa trenta persone sono accalcate in un corridoio stretto di meno di cinque metri perché la sala d’attesa è ormai colma. All’ingresso, altrettante persone aspettano il proprio turno: sbuffano, gettano occhiate al corridoio, controllano l’orologio e valutano se tornare più tardi. «Sono qui dalle nove, e finalmente ora sarà il mio turno», ci racconta la donna in prima fila che abbiamo raggiunto, pronta a parlare con l’unica farmacista presente nella sala accanto. Intanto però è già ora di pranzo. Dietro al bancone c’è solo una farmacista a gestire il tutto, e i giorni di apertura sono limitati al martedì, dalle 8,30 alle 13,30, e al venerdì mattina.
Ad aiutarla c’è solo un volontario. «Dateci il tempo per mangiare un panino», esclama l’uomo esausto mentre a fine orario si affaccia tra la folla per avvisare chi è in attesa che riapriranno intorno alle due e mezza.
L’insoddisfazione è palpabile: «È sempre così, la situazione è tragica: io ho persino preso una multa per colpa dell’attesa», ci dice una signora riferendosi al parcheggio a pagamento all’esterno dell’ospedale, poi subito interrotta da un’altra persona che racconta di essere tornata più volte a mani vuote perché alcuni medicinali risultavano mancanti. «Siamo pure beffati, è incredibile».
La nostra presenza suscita una serie di lamentele per una situazione allarmante, unica nella provincia ionica. Alla farmacia ospedaliera di Martina Franca sono in servizio quattro farmacisti; a Taranto, una ventina. Al Giannuzzi, invece, questa è solo una delle tante criticità del presidio, la maggior parte delle quali legate alla cronica carenza di personale e al conseguente burnout degli operatori sanitari.
Ora anche dei cittadini che si affidano al presidio manduriano. «Noi non ce la facciamo più perché non possiamo perdere intere giornate: chiediamo più giorni di apertura», esclamano in coro le persone in fila che pretendono un servizio dignitoso. Poi qualcuno si allontana sconsolato, altri stringono in mano il proprio numero, sperando di non aver aspettato invano.
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1 commento
Giuse Dinoi
mer 6 novembre 10:27 rispondi a Giuse DinoiSe quello fosse l'unico problema... E per quanto riguarda le visite mediche specialistiche? Parliamone. Per una visita, si possono aspettare mesi, se va bene, anche pagando. Poi il ministero proclama ovunque l'importanza della prevenzione.