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Appello Scazzi, ultime battute del processo
Appello Scazzi, ultime battute del processo | © n.c.TARANTO - È in corso nella sede della Corte d'appello d'assise di
Taranto una nuova udienza del processo di secondo grado per l'omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto 2010. Sono presenti Cosima Serrano e Sabrina Misseri, le due imputate detenute per le quali il procuratore generale Antonella Montanaro ha chiesto la conferma della condanna all'ergastolo, e Michele Misseri, condannato in primo grado a 8 anni per soppressione di cadavere. In aula anche la famiglia della vittima: la mamma Concetta Serrano, il papà Giacomo Scazzi e il fratello Claudio. L'udienza di oggi è iniziata con le repliche del procuratore generale che ha contestato la versione della difesa sul presunto complotto da parte di polizia giudiziaria, carabinieri, pm e giudici, anche della Cassazione, nei confronti in particolare di Sabrina. «Che motivo avrebbero avuto?» ha detto il pg, ricordando che le indagini dopo la scomparsa di Sarah furono «portate avanti a 360 gradi. Furono compiuti accertamenti su tutti, anche sulla stessa famiglia Scazzi». La dottoressa Montanaro ha quindi sottolineato il fatto che la difesa ha «modificato leggermente» la tesi in relazione all' orario dell'omicidio per farla combaciare con le dichiarazioni di Sabrina. Gli altri imputati sono Carmine Misseri, fratello di Michele e zio di Sarah, condannato in primo grado a 6 anni per soppressione di cadavere; l'avvocato Vito Russo, ex legale di Sabrina (2 anni per favoreggiamento), Giuseppe Nigro, Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano (pene comprese tra un anno e un anno e quattro mesi per favoreggiamento). L'omicidio è stato commesso tra le 14 e le 14.18 perché Sarah non risponde all'sms dell'amica Francesca Massari, non è in grado di farlo. Si verifica il sequestro, viene portata in casa e uccisa". È quanto ha sottolineato il procuratore generale, Antonella Montanaro, in fase di replica, a conclusione della discussione di accusa e difesa nel processo d'appello per l'omicidio di Sarah Scazzi. «Dalle perizie - ha proseguito - emerge che ci sono voluti dai tre ai cinque minuti per soffocarla con la cintura. L' omicidio si è verificato subito dopo il sequestro in casa. Sapete che Michele Misseri non sa quale è l'arma del delitto, non sa con quale modalità è avvenuto. Sapete, dalla consulenza medico-legale, che ad ucciderla sono state due persone, madre e figlia. Nessuna ha svolto la funzione di mera favoreggiatrice». Cinque minuti, ha dichiarato ancora il pg, «sono interminabili: la volontà omicida è chiara perché Cosima avrebbe potuto dissuadere la figlia. C'è stato un concorso materiale, non morale, anche se sarebbe bastato quello morale. Una stringeva e l'altra soffocava, una la manteneva e l'altra stringeva». Il procuratore generale ha poi ricordato che le imputate hanno «fornito un alibi falso» e ha detto che «la Corte ha a disposizione una lunga serie di circostanze che consentono di confermare la sentenza di primo grado». In seguito hanno parlato i difensori di parte civile Nicodemo Gentile (che ha chiesto ai giudici di non ribaltare la sentenza di primo grado «commettendo l'errore del secolo, di portata planetaria, sostenendo che ad uccidere la povera Sarah sia stato Michele Misseri») e Luigi Palmieri, difensori della famiglia Scazzi. Quindi ha preso la parola l'avvocato Franco Coppi, uno dei difensori di Sabrina, che ha sottolineato come la difesa non abbia «mai parlato di complotti ma di errori colossali» e di non aver modificato la tesi del l'orario del delitto, «sempre collocato tra le 14.28, perché parte uno squillo telefonico dal telefono di Sarah, e le 14.42».
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