Assolto perché il fatto non sussiste. E perché le telecamere di sorveglianza non offrivano una immagine chiara. Per questo la giudice del Tribunale di Taranto, Tiziana Lotito, ha emesso la sentenza di assoluzione per un 33nne manduriano, M. M. Le sue iniziali, finito sotto processo nel 2020 perché accusato di far parte di una banda che gestiva lo spaccio della droga nella movida manduriana. Con altri due coetanei, condannati, loro, con il rito abbreviato, l’imputato manduriano che con gli avvocati difensori Antonio Liagi e Francesco Caforio aveva scelto di farsi processare con il rito ordinario, avrebbe spacciato droga anche ai minori che frequentavano i locali del centro storico.
L’attività dei presunti pusher era stata ripresa dal sistema di telecamere di sorveglianza pubbliche e private che «guardano» la parte più antica della città del Primitivo. Nella loro discussione, i due difensori hanno contestato la cattiva qualità delle immagini che avrebbero ripreso il loro assistito che non consentiva né una precisa identificazione dell’imputato e né che ci fosse una chiara attività di spaccio. Non esistendo altri elementi di prova, la giudice ha infine emesso la sentenza assolutoria.
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